“Dobbiamo rimuovere le diseguaglianze che si creano nell’iniqua distribuzione della ricchezza dentro il rapporto tra lavoro e massimizzazione di profitti e speculazione”. Così Stefano Tassinari, vicepresidente nazionale delle Acli con delega al Lavoro e al Terzo settore, che oggi pomeriggio ha presentato il report “Lavorare pari: dati e proposte sul lavoro tra impoverimento e dignità”, un lavoro realizzato dall’Area Lavoro Acli in collaborazione con l’Iref e il Caf Acli a partire da oltre 760mila dichiarazioni dei redditi del 2021, esclusi i pensionati.
In questo contesto, le Acli hanno lanciato 10 proposte di azioni concrete per garantire dignità e lavoro ad ogni cittadino. “Serve subito un salario minimo, rendendo obbligatorio il riferimento, come già avviene in diverse norme, ai minimi dei contratti sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, anche con misure d’urgenza e reinserendo la scala mobile solo come penalizzazione contro i ritardi eccessivi nei rinnovi contrattuali”, ha spiegato Tassinari, secondo cui “dobbiamo promuovere nelle aziende, la formazione, la partecipazione dei lavoratori e tempi di lavoro migliori e conciliazione. La Pubblica Amministrazione, invece, deve ricorrere solo a contratti veri e solidi in tutto il suo indotto”.
Le Acli propongono inoltre di individuare una soglia di guadagno massimo consentito e un piano straordinario per l’occupazione femminile. C’è poi la richiesta di più e migliori controlli per combattere il lavoro nero e grigio, l’illegalità e l’insicurezza, il dumping sociale. E quella dell’introduzione di un Indice del lavoro e della retribuzione libera e dignitosa. Infine, le Acli auspicano che si punti a politiche attive per il lavoro e gestite da Comuni e Terzo settore e chiedono che sia effettiva la centralità della scuola e nell’intero Paese della formazione professionale.