“Cristo risorto è il faro che guida e illumina la nostra vita. Egli ha il potere di spronarci e di dissipare le nostre paure, i nostri dubbi e i disaccordi che impediscono un dialogo sincero. Pertanto, chiediamo ai nostri governanti e a coloro che esercitano la politica nel nostro Paese di lavorare per un’autentica democrazia, che dobbiamo preservare e curare. Allo stesso modo, assumiamo con responsabilità e serietà la sfida posta dalla crisi che il sistema giudiziario sta attraversando nel nostro Paese. È urgente nella nostra società intraprendere un profondo rinnovamento della giustizia, affinché torni a svolgere il suo autentico ruolo e servizio al cittadino”. È questo l’appello che arriva dalla Conferenza episcopale boliviana, nel messaggio al popolo di Dio diffuso ieri, a conclusione dell’assemblea plenaria che si è svolta a Cochabamba.
Nonostante la gioia dell’annuncio pasquale, “vediamo ombre e tenebre che dobbiamo affrontare insieme con fede, sincerità e buona volontà. È il caso dell’incertezza che incombe a livello economico e che colpisce più duramente i più poveri. La situazione economica del nostro Paese richiede soluzioni sincere e depoliticizzate per il bene di tutti”, proseguono i vescovi.
Il messaggio continua affrontando l’urgente questione educativa: “Nostro Signore, da buon pedagogo, ci insegna che dobbiamo allenarci al rispetto, alla tolleranza, alla gentilezza, al perdono, alla solidarietà, all’amore, alla giustizia, alla responsabilità, all’equità, all’amicizia, alla libertà e all’onestà. In base a questi insegnamenti, esprimiamo la nostra preoccupazione per la situazione dell’educazione in Bolivia, che attualmente sta vivendo una realtà conflittuale. Ci sono insegnanti e genitori nelle strade che alzano la voce per protestare contro le carenze di un’educazione che non riflette la realtà, né i bisogni autentici della nostra società. Inoltre, alle nostre autorità viene chiesto – e noi, come Pastori del ‘popolo di Dio’, ci uniamo a questa richiesta – di rivedere e riformare il nuovo curriculum perché denota una mancanza di partecipazione, ascolto e dialogo con i settori coinvolti”.
Proseguono i vescovi: “Avvertiamo inoltre che l’attuazione di un’educazione sessuale completa senza un contesto adeguato produce confusione e disorientamento. Crediamo che sia all’interno della famiglia e dell’esperienza dei suoi valori che questo tema debba essere affrontato e sviluppato. Per questo motivo rifiutiamo l’approccio forzato dell’ideologia gender. Se persistiamo con questo programma, anche se graduale o parziale, il risultato sarà un’educazione senza consenso, imposta dal punto di vista di un potere circostanziale, con conseguenze insospettabili per le nuove generazioni e per la nostra società boliviana”.