“Sono testimone del Risorto? La domanda – se sono testimone – oggi assume un significato particolare. E questo a motivo della guerra e della difficile situazione che in seguito alla terribile vicenda si è creata e che sperimenta la nazione ucraina e insieme ad essa la comunità ecclesiale”. Lo ha detto, stasera, a Cagliari l’arcivescovo latino di Leopoli (Ucraina), mons. Mieczysław Mokrzycki, nella celebrazione eucaristica presso la basilica di Bonaria, per i festeggiamenti in onore di Nostra Signora di Bonaria, patrona massima della Sardegna.
Ricordando la domenica di Pasqua, che “la guerra ha ricoperto e ha offuscato con la sua ombra”, mons. Mokrzycki ha affermato: “Quando siamo usciti dalla cattedrale di Leopoli con la processione della domenica di Pasqua, eravamo consapevoli che in molti luoghi del nostro Paese non soltanto non si è celebrato la messa di Pasqua, ma nemmeno si è potuta svolgere la liturgia del Triduo pasquale. In diversi posti e località la gente non ha potuto preparare la colazione o il pranzo di Pasqua, perché le loro case sono state distrutte. Per molte persone, l’uovo benedetto, simbolo della vita, ha assunto un significato particolare, quando dovevano condividerlo con altri tra le rovine e le macerie. La guerra ha rubato alla gente la gioia di questa più importante festa cristiana, quale è proprio la Pasqua. Come è difficile parlare di tutto questo senza tristezza e rancore nel cuore. Non ho mai pensato che mi toccherà vivere i tempi, in cui il delitto di Caino non sarà soltanto una descrizione biblica, ma diventerà una vera e crudele realtà presente tra noi, uomini di oggi. Nonostante tutte queste difficili circostanze, la fede ci ha dato coraggio di annunciare, sopra i cumuli di macerie, di rovine e di immenso odio, che con noi è presente Cristo Risorto, e che le parole della Sequenza pasquale – ‘Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa’ – portano la speranza della vittoria di amore e di pace”.
E, ha aggiunto, “anche se sulla nostra terra la morte si è confrontata con la vita in un sanguinoso duello, che vediamo per esempio nelle città di Mariupol e di Irpin, di Kharkiv e di Bucha, a Kherson, oppure negli ospedali, scuole o intere città e villaggi bombardati, nonostante tutto questo vale la pena gridare, come testimoni di Cristo Risorto, che la morte perderà! Anche se infligge sofferenza e ha unito le sue forze con l’odio, la morte definitivamente verrà sconfitta, perché essa non è la vita. La vita vittoriosa, la vita che trionfa, è Cristo Risorto!”.
Per questo motivo, “essendo ora in mezzo a voi e portando con me la sofferenza di bambini, madri e padri, ma anche il coraggio di tutti coloro che difendono in modo così valoroso la propria Patria, oso gridare, nonostante il dolore e la disperazione, proprio tra voi che vivete in un mondo libero e sicuro: Gesù è vivo, Gesù è il Vivente! E insieme a Lui vive la nostra fede, vive la speranza e non muore l’amore!”.
“Vive l’Ucraina ferita. Vive la Chiesa, nel quale regna Cristo e insieme a Lui regna amore e non rabbia; vita e non morte. E così avviene perché, in mezzo all’oppressione e all’afflizione, abbiamo scelto Cristo e insieme a Lui la vittoria, perché chi crede in Dio vede la Sua presenza nella propria vita”, ha osservato.