“Viviamo tempi di guerra, di guerre! Di tragedie e stragi in mare di chi muore cercando vita. Di ingiustizie planetarie che vedono a rischio il futuro stesso del pianeta e di noi suoi abitanti”. Per questo Pax Christi “rinnova il proprio impegno, in rete e collaborazione con tante altre associazioni, donne e uomini di pace, ad ‘annunciare, denunciare e rinunciare’ come amava dire don Tonino”, ricordando che “delle nostre parole dovremo rendere conto agli uomini, ma dei nostri silenzi dovremo rendere conto davanti a Dio”. È quanto scrive Pax Christi Italia nel comunicato diffuso oggi al termine dell’assemblea annuale 2023 che si è svolta a Sacrofano (Roma) presso la Fraterna Domus nei giorni 22-23 aprile. L’assemblea, che ha avuto per tema quest’anno “Educar(ci) alla Pacem in Terris sui passi di don Tonino Bello. Il Vangelo della nonviolenza”, è stata presieduta dal vescovo Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi, ed è stata occasione per rinnovare scelte e impegni sui passi di don Tonino Bello, a 30 dalla sua morte. “Pax Christi – si legge ancora nella nota – si impegna a vivere oggi le scelte profetiche di don Tonino. Non solo un ricordo rivolto al passato, né tanto meno una memoria edulcorata che tende a dimenticare o lasciare in ombra le scelte coraggiose e profetiche del vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi”. Nel comunicato Pax Christi parla anche del rapporto Sipri 2022 secondo il quale le spese militari nel mondo hanno raggiunto la quota record di 2.240 miliardi di dollari (retepacedisarmo.org). “Cresce una politica sempre più prona ad una cultura di guerra”, scrive Pax Christi, “una economia sempre più armata a discapito dei più deboli e a discapito della pace, alla vigilia di un giorno importante come la Festa del 25 aprile, vogliamo ripetere, in questo Tempo pasquale, le parole di don Tonino all’Arena di Verona il 30 aprile 1989: “Se non abbiamo la forza di dire che le armi non solo non si devono vendere ma neppure costruire, che la logica del disarmo unilaterale non è poi così disomogenea con quella del vangelo, che la nonviolenza attiva è criterio di prassi cristiana, che certe forme di obiezione sono segno di un amore più grande per la città terrena… se non abbiamo la forza di dire tutto questo, rimarremo lucignoli fumiganti invece che essere ceri pasquali”.