La Conferenza episcopale ecuadoriana ha diffuso al termine della propria assemblea plenaria un comunicato in cui chiede “politiche pubbliche che favoriscano la pace, il dialogo, lo stato di diritto e la sicurezza pubblica, nel mezzo di una grave crisi di violenza, criminalità e insicurezza che si sta vivendo su scala nazionale. “Bisogna evitare misure populiste che, invece di affrontare i problemi del Paese, portano a una maggiore violenza e disintegrazione”, l’invito dei vescovi, che, come tutti i cittadini, assistono con preoccupazione all’aumento della violenza e dell’insicurezza in molte zone del Paese.
Ciò avviene nel bel mezzo di una crisi nazionale di insicurezza con rapine, aggressioni, casi di omicidi su commissione, sequestri e altri crimini. I vescovi, implicitamente, si riferiscono anche al recente Decreto esecutivo 707, emanato dal Governo, che autorizza il porto di armi civili per la difesa personale, anche se in base a rigidi requisiti.
Nella nota, i vescovi esprimono “solidarietà” con le vittime della crescente violenza e insicurezza sociale generata dalla crisi politica ed economica, così come dai disastri naturali: inondazioni, frane e terremoto; chiedono ai violenti che, “in nome di Dio, depongano le armi, non uccidano i loro fratelli e sorelle e non estorcano loro denaro”. Invitano “i leader sociali e politici a mettere da parte i loro interessi personali e ideologici e a occuparsi del lavoro, della salute, dell’istruzione e della sicurezza dei cittadini”. Sostengono le iniziative di pace delle organizzazioni civili, religiose e accademiche, nonché delle istituzioni statali”, ribadendo l’impegno a continuare a “lavorare per la riconciliazione e la pace, sulla base del rispetto della vita, della libertà, della verità, della giustizia, dell’equità e dei diritti umani”. Infine, le diocesi sono invitate a organizzare giornate di preghiera, momenti di riflessione sulle cause della violenza e azioni concrete per trasformare queste realtà.