Corruzione e mafie: don Ciotti (Libera), “ormai inadeguata la parola ‘infiltrazione’. Si tratta piuttosto di una coesistenza con tratti di connivenza”

“La mafia e la corruzione costituiscono emergenze serie e sempre attuali, in Italia”. I cittadini ne sono consapevoli, come emerge dalla terza edizione della ricerca di Libera curata da Demos sulla percezione dei cittadini della corruzione e delle mafie. Nonostante l’arresto di Matteo Messina Denaro, gli italiani, pur riconoscendo l’importanza di tale passaggio, non lo ritengono “decisivo” nella lotta alle mafie: l’80% degli intervistati pensa, infatti, che “la mafia in Italia è forte come prima”. Solo il 12% pensa che l’arresto del boss abbia indebolito il sistema mafioso. “È inoltre cresciuta – commenta Libera – la componente di quanti si dicono a favore del cosiddetto ‘carcere duro’: il regime di isolamento previsto dal 41 bis. Dal 66% del 2020 (e dal 68% del 2021), il numero dei favorevoli sale all’81%”. La controversa vicenda di Alfredo Cospito e l’ampia eco mediatica che l’ha circondata sembrano avere sortito “una reazione rilevante” nell’opinione pubblica. Ma “in senso opposto a quello auspicato dall’anarchico”, che proprio in questi giorni ha sospeso, dopo sei mesi, il suo sciopero della fame contro tale regime carcerario.
“Credo – commenta don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera – sia ormai inadeguata la parola ‘infiltrazione’ per descrivere il modo in cui le mafie inquinano il tessuto sociale ed economico, perché si tratta piuttosto di una coesistenza con tratti di connivenza. Si è prodotta un’osmosi tra i metodi delle mafie divenute ‘imprese’ e i meccanismi di un sistema economico che protegge i monopoli impoverendo il bene comune. Da realtà ‘infiltrate’, operanti sotto mentite spoglie, le mafie sono diventate parti attive dell’economia di mercato. E tutto ciò nell’indifferenza di tanti, troppi, ancorati a criteri obsoleti di lettura del fenomeno mafioso, criteri che ne alterano la percezione. Arretratezza culturale che può aprire le porte alla trasformazione del crimine organizzato in ‘crimine normalizzato’”.
“La pandemia – prosegue don Ciotti – ha messo impietosamente in evidenza che nel nostro Paese – ma non solo nel nostro – i diritti sociali sono diventati in troppi casi privilegi dipendenti da dinamiche di mercato: se sei ricco hai diritto a lavoro, casa, istruzione, assistenza sanitaria, altrimenti arrangiati, sono fatti tuoi. Questa logica selettiva, esclusiva, è la morte della democrazia delineata nella nostra Costituzione”.

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