Rivolgendosi ai partecipanti al pellegrinaggio di ringraziamento per la beatificazione di Armida Barelli, Papa Francesco ha dunque rivolto un pensiero particolare alle Missionarie della Regalità di Cristo, mettendo “in luce in Armida il suo essere consacrata nel mondo”. La consacrazione secolare “è una vocazione, e una vocazione esigente. L’approvazione degli Istituti secolari da parte di Pio XII con la Provida Mater Ecclesia è stata una scelta rivoluzionaria nella Chiesa, un segno profetico. E da allora è tanto grande il bene che voi fate alla Chiesa, dando con coraggio la vostra testimonianza nel mondo”. La consacrazione secolare “è paradigma di un nuovo modo di vivere da laici nel mondo: laici capaci di scorgere i semi del Verbo dentro le pieghe della storia, impegnati ad animarla dall’interno come lievito, capaci di valorizzare i germi di bene presenti nelle realtà terrene come preludio del Regno che viene, promotori dei valori umani, tessitori di relazioni, testimoni silenziosi e fattivi della radicalità evangelica. Diceva San Paolo VI: ‘Se rimangono fedeli alla loro vocazione propria, gli Istituti Secolari diverranno quasi il laboratorio sperimentale nel quale la Chiesa verifica le modalità concrete dei suoi rapporti con il mondo’”. “Il vostro, care sorelle, è un Istituto secolare femminile, e ciò chiama in causa le donne e la loro peculiare vocazione nella Chiesa e nel mondo”, ha aggiunto il pontefice. “La beata Armida, con questa forma di vita, le ha promosse in modo nuovo, sull’esempio di tante donne testimoni del Vangelo lungo i secoli. Il modello che ha proposto anche nella vita consacrata è un’immagine nuova di donna, non da ‘tutelare’ e tenere in disparte, ma da inviare a costruire il Regno, dandole piena fiducia”.
Armida Barelli “è stata capace di leggere i segni dei suoi tempi e i bisogni più urgenti: pensiamo al bisogno di una rinnovata cura della spiritualità; pensiamo alla formazione e alla chiamata all’impegno per le giovani donne; pensiamo alla sfida educativa e al sogno di una università cattolica in Italia; pensiamo alla passione per il mondo, a partire dalla certezza dell’universalità del messaggio di Cristo. Questi bisogni furono per Armida Barelli terreno di impegno e di missione. Così lei anticipò i tempi del Concilio Vaticano II, mettendo in pratica uno stile comunitario in cui donne e uomini, giovani e adulti, laici e sacerdoti, collaborano insieme per il fine apostolico della Chiesa, tutti insieme protagonisti nella stessa missione in virtù del Battesimo. Spesso facciamo fatica a intraprendere una strada di impegno, perché pensiamo di non essere mai all’altezza, nelle scelte personali e in quelle del servizio alla comunità. Se Armida fosse qui a parlare oggi, ci direbbe ancora che se ci affidiamo al Signore nulla è impossibile. Affidarsi a Lui non è una delega, ma un atto di fede che dà vigore e slancio alla speranza e all’azione. Grazie dunque anche a voi, Missionarie della Regalità di Cristo!”.