“Un vero e proprio viaggio apostolico che si rivolge all’Ungheria nelle sue diverse parti”. Così il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha definito il viaggio apostolico in Ungheria, dove il Papa si recherà per la seconda volta, un anno e mezzo dopo la sua partecipazione al Congresso eucaristico di Budapest nel settembre 2021. “Un viaggio composito, che si rivolge a tanti soggetti e si svolgerà per intero a Budapest”, ha proseguito il portavoce vaticano – durante il briefing odierno in sala stampa vaticana – a proposito del 41° viaggio di Papa Francesco, che con l’Ungheria raggiungerà quota 60 Paesi visitati: “Un viaggio che vuole raggiungere diverse parti della società e della Chiesa del Paese, in cui il governo locale si sta adoperando per favorire il più possibile la partecipazione, facilitando i viaggi interni per consentire di raggiungere Budapest”. Tra i possibili temi del viaggio, in primo luogo Bruni ha citato quello della speranza, riferito anche “al tempo liturgico che stiamo vivendo, e che parla di Resurrezione, parla di futuro, come recita il motto del viaggio: ‘Cristo è il nostro futuro’”. “Come essere cristiani anche in tempi difficili”, la domanda a cui rispondere, “senza nasconderci le difficoltà”. “Siamo a poche centinaia di chilometri dal confine con l’Ucraina”, ha fatto notare Bruni riguardo a possibili parole del Papa ”sul dolore e sulla ricerca della pace”.
Tra i momenti salienti del viaggio, ci sarà anche un incontro con i rifugiati: “In Ucraina ci sono tanti rifugiati ucraini, ma anche tanti rifugiati da diversi luoghi che vogliono raggiungere l’Europa dalla rotta balcanica”, ha sottolineato il portavoce vaticano, secondo il quale anche la “sfida ecologica, in un Paese come l’Ungheria che conferisce a questo tema grande attenzione” potrà essere un argomento dei sei discorsi papali, tutti pronunciati in italiano. A Budapest, “città dei ponti”, non è possibile inoltre “non pensare all’Europa: tramite l’Ungheria il Papa potrà dire una parola sull’Europa, nata come una costruzione appassionata di comunità di nazione, interrogandosi sul ruolo dell’Europa sul piano politico, ma anche sociale e culturale, su un’Europa di popoli con un impegno per la pace globale”. Altri possibili temi citati dal direttore della Sala Stampa vaticana: vita, famiglia, ruolo dei “Santi Giovani” come San Martino, Santo Stefano – primo re cristiano dell’Ungheria unita – o Santa Elisabetta d’Ungheria, ma anche lo “sforzo ecumenico della chiesa ungherese, vissuto con naturalezza da chi ha sofferto la divisione”.