Cristiani e buddisti: Dicastero dialogo interreligioso, “offrire rimedi in grado di curare le nostre gravi ferite”

Le ferite che affliggono il mondo richiedono “nuove forme di solidarietà plasmate dalle nostre rispettive tradizioni religiose”. È quanto si legge nel messaggio del Dicastero per il Dialogo interreligioso ai buddisti in occasione della Festa di Vesak. “Poiché siamo un’unica famiglia umana, siamo tutti legati gli uni agli altri come fratelli e sorelle, coabitanti interdipendenti della terra”, si afferma nel testo, in cui si elencano nel dettaglio le ferite che affliggono il mondo: “la povertà, la discriminazione e la violenza; l’indifferenza verso i poveri, la schiavitù derivante da modelli di sviluppo che non rispettano la persona umana e la natura; l’odio motivato e alimentato da estremismi religiosi e nazionalistici; e soprattutto, un atteggiamento di disperazione verso la vita che si esprime attraverso vari generi di ansia e dipendenza”. “Nessuno si salva da solo, possiamo salvarci solo insieme”, ribadiscono i firmatari del messaggio, in cui si sottolinea “il potenziale delle nostre rispettive tradizioni religiose per offrire rimedi in grado di curare le nostre gravi ferite e quelle delle nostre famiglie, delle nostre nazioni e del nostro pianeta”. A questo proposito, nel testo si menzionano la “karuna”, cioè la compassione verso tutti gli esseri, insegnata dal Buddha e che richiede “l’addestramento del cuore”, e l’”agape” dei cristiani, testimoniata dall’eredità lasciata da Gesù ai sui seguaci e dalla figura del buon samaritano, che esorta “a servire gli altri con compassione, ad amare concretamente, non astrattamente”. “Sforziamoci di vivere con maggiore amore e compassione e lavoriamo insieme per costruire un mondo più giusto, pacifico e unito”, l’invito finale.

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