Si è aperta ieri a Cochabamba, nella casa per ritiri “Card. Clemente Maurer”, l’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale boliviana (Ceb) Nel suo discorso di apertura, il presidente dell’organismo, mons. Aurelio Pesoa Riber, vescovo del vicariato apostolico del Beni, ha denunciato l’eccesso di potere e dalla violazione dei diritti umani presente nel Paese e nel contesto internazionale, incoraggiando la ricerca di una giustizia al servizio della verità e del popolo. E ha affermato che il sistema giudiziario non serve i bisognosi, i poveri, il popolo, ma solo “gli interessi dei potenti nelle loro pretese economiche o di potere”, osservando che la giustizia al servizio della verità e del popolo è regredita in tutto il mondo e “il nostro Paese non è esente da questa realtà di una giustizia manipolata, truccata e che minaccia gli innocenti”.
Il presidente dell’episcopato ha fatto riferimento alla regressione della libertà, che si manifesta nell’imposizione di interessi che si vede nei programmi scolastici: “Abbiamo perso la capacità di dialogo, di consenso e di arrivare a contenuti didattici che rappresentino veramente i genitori, che sono emarginati e il cui diritto all’educazione dei figli non viene preso in considerazione”, ha denunciato. Il vescovo ha assicurato che in Bolivia si vive in situazioni di “preoccupante limitazione della libertà degli esseri umani, la libertà di opinione e di espressione, la libertà di protestare, la libertà di dissentire, di pensare in modo diverso, di votare senza pressioni, di non essere discriminati a causa della razza, del sesso, del genere o della condizione sociale o della religione”.
Mons. Pesoa ha chiesto, al tempo stesso, di non essere schiavi della violenza e ha ricordato la piccola Yhurayma, recentemente rapita e uccisa a Coripata; che rappresenta tanti altri bambini, donne e uomini, vittime della violenza nel mondo.