Indigeni: la Repam, con altri organismi ecclesiali, accompagna le denunce dei popoli di Bolivia, Perù, Brasile ed Ecuador al Forum Onu

(Foto Repam)

Forte presenza dei popoli nativi e della Chiesa cattolica, attraverso la Repam (Rete ecclesiale panamazzonica), vari organismi locali e internazionali (come la Caritas spagnola) al 22° Forum permanente delle Nazioni Unite sulle questioni indigene 2023, in corso a New York fino al 28 aprile sul tema: “Popoli indigeni, salute umana, globale e territoriale e cambiamento climatico: un approccio basato sui diritti”. Ogni anno, il Forum permanente riunisce per dieci giorni i popoli indigeni di tutto il mondo. Questo spazio è presentato come un’opportunità per i popoli di interagire direttamente con gli Stati membri delle Nazioni Unite, anche con gli organismi specializzati in diritti umani e le istituzioni accademiche. In una nota, pervenuta al Sir, la Repam sottolinea che “l’accompagnamento della Chiesa cattolica nei processi di difesa e applicazione dei diritti nella regione amazzonica ha permesso di far sentire la voce dei popoli indigeni presenti nella regione negli spazi di advocacy internazionali”. Quest’anno, i casi portati al Forum provengono da Bolivia, Brasile, Perù ed Ecuador. In Bolivia, la presenza di oltre centotrenta dighe colpisce e minaccia la vita e i territori dei popoli Tacana, Lecos, Moseten, Tsiman, Uchupiamona ed Esse Ejja. In Perù, l’installazione di pozzi petroliferi senza consultazione preventiva e le fuoriuscite di petrolio minacciano la vita di comunità native come quella di San Pedro de Urarinas. Nel frattempo, sempre nella regione di Loreto, il progetto della Via d’acqua amazzonica e l’alienazione delle terre ancestrali minacciano la vita della comunità indigena Kukama. In Brasile, l’occupazione del territorio e l’estrattivismo indiscriminato delle risorse nella regione amazzonica colpiscono la vita dei popoli indigeni. In Ecuador, i territori della nazionalità Waorani sono stati gravemente colpiti dalle attività estrattive del Paese. La pandemia ha esacerbato le disuguaglianze socio-economiche presenti nella regione, con una risposta statale carente ai casi di Covid-19 nelle comunità Waorani e alti livelli di malnutrizione infantile. La presenza della delegazione è stata possibile grazie al lavoro coordinato delle organizzazioni che l’hanno accompagnata insieme a Sonia Olea Ferreras, responsabile dell’advocacy internazionale della Repam.

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