“La gente si sente abbandonata: fino a che punto si può arrivare? Dove stanno portando il Paese? La gente non può vivere, cosa state facendo? Le scuole e le università non possono chiudere i battenti a causa dell’insicurezza. Lo stesso vale per la Chiesa”. È il disperato appello, contenuto in un comunicato, rivolto dall’arcivescovo di Port-au-Prince, mons. Max Leroy Mésidor, sulla situazione di caos e violenza che investe Haiti da troppo tempo e peggiora di giorno in giorno, “con il rischio di far precipitare il Paese nel caos più assoluto”. Il comunicato è stato diffuso in seguito a un ennesimo episodio, grave ed emblematico. Giovedì scorso, dopo che l’arcivescovo aveva celebrato la messa all’oratorio di Saint Charbel, due persone sono state rapite e altre due sono state investite dal veicolo dei rapitori. Mons. Mésidor denuncia che i gruppi armati continuano a moltiplicarsi, aumentando drasticamente il numero delle vittime di fronte alla totale indifferenza dello Stato, che non fa nulla di concreto per arginare la crisi socio-politica ed economica. Il Sistema informativo sanitario unificato (Sisnu) ha registrato 16.470 episodi di violenza di genere nel 2022, e la violenza sessuale ha raggiunto livelli allarmanti, essendo questo uno dei crimini utilizzati dalle bande come arma di terrore e sottomissione delle popolazioni. La scuola e l’università non sono in grado di funzionare correttamente. L’ospedale è in difficoltà, ha ricordato l’arcivescovo, che ha assicurato che le autorità “non fanno nulla” per sistemare le cose. “Ogni settimana vengono rapiti dei medici. I negozianti chiudono le loro attività. I piccoli commercianti vivono nella paura. I giornalisti sono in pericolo. La Chiesa non può riunire i suoi fedeli in pace. Le stazioni di polizia sono vuote”, ha aggiunto il presule.