“Un proverbio africano afferma che per educare un bambino occorre un villaggio intero; per generare una vita bastano i genitori, ma per educare occorre una comunità”. Ha preso spunto da un proverbio tipico della tradizione nigeriana, l’omelia del parroco, don Ivan Bellini, che nella parrocchia milanese di San Filippo Neri ha celebrato i funerali di Julia Ituma, la pallavolista italiana di origine nigeriana,18enne trovata morta, all’alba di giovedì 13 aprile, a Istanbul dove si trovava con la sua squadra, la “Igor Volley Novara”, per una partita internazionale. “La storia di Julia – ha detto – è la storia di una ragazza che ha sempre cercato di dare il meglio di sé. La sua vita è stata una buona notizia, la dimostrazione che, veramente, anche i nostri villaggi, i nostri quartieri, possono essere scenari di integrazione, di crescita umana e spirituale e di vera educazione” ha proseguito il parroco di “San Filippo Neri”, nella cui polisportiva parrocchiale la ragazza aveva mosso i primi passi nello sport di base. “Appena arrivato in questa parrocchia ricordo come mi fosse stata raccontata la buona notizia della sua chiamata a giocare in squadre importanti, per seguire la sua passione e per formare quel talento che proprio sui campi di questa parrocchia aveva scoperto e alimentato. Ma anche dopo il suo ‘salto di qualità’ tutti abbiamo potuto, seppure da lontano, continuare a tifare per lei e seguire il suo cammino che nel frattempo era diventato anche motivo per un ritrovato entusiasmo anche nel piccolo della nostra realtà sportiva; Julia era diventata una buona notizia per tutti noi”. “Così vogliamo ricordarla”, ha concluso don Bellini che ha citato le parole di papa Francesco pronunciate, esattamente un anno fa, in piazza San Pietro, in occasione del pellegrinaggio nazionale degli adolescenti: “La vita alle volte ci mette a dura prova, ci fa toccare con mano le nostre fragilità, ci fa sentire nudi, inermi, soli. Quante volte in questo periodo vi siete sentiti soli, lontani dai vostri amici? Quante volte avete avuto paura? Non bisogna vergognarsi di dire: ‘Ho paura del buio!’. Il buio ci mette in crisi; ma il problema è come io gestisco questa crisi: se la tengo solo per me, per il mio cuore, e non ne parlo con nessuno, non va. Nelle crisi si deve parlare, parlare, vincerle”.