Il canale principale con il quale coloro che hanno conseguito un titolo di studio nei percorsi di Istruzione e formazione professionale è costituito dal contatto con il datore di lavoro su iniziativa personale, che ha riguardato il 46% dei qualificati e 52,2% dei diplomati occupati. Il secondo strumento è stato la segnalazione in azienda da parte di familiari e conoscenti (34% per i qualificati e 38% per i diplomati). Mentre per gli stranieri la dimensione prevalente è sempre quella del rapporto diretto con l’impresa o con l’istituzione formativa. È quanto emerge dalla Quarta indagine sugli esiti dei percorsi di Ifts e IeFp i cui risultati sono stati anticipati oggi dall’Inapp nel corso di un seminario.
Dal punto di vista della tipologia, viene spiegato, il rapporto di lavoro per i qualificati si divide equamente fra tempo determinato e tempo indeterminato (con quest’ultimo rappresentato per oltre la metà da contratti di apprendistato), con un 5,5% di lavoro autonomo e una quota di parasubordinato del 5%. Per i diplomati la quota di contratti a tempo indeterminato raggiunge il 64,5% (anche in questo caso oltre la metà di questi è riconducibile all’apprendistato) a fronte di un 27% di tempo determinato, di un 7,3% di autonomo e di una piccola quota di parasubordinato. Nell’ambito del tempo determinato, sia per i qualificati che per i diplomati, il contratto standard costituisce poco meno dell’84% del totale, il lavoro stagionale poco meno del 14%, con quote residuali di lavoro intermittente e accessorio.
“Nell’insieme, i dati che emergono dall’indagine – ha sottolineato Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp – evidenziano una sostanziale continuità e dinamicità del sistema, pur con importanti differenze territoriali. Tutto sommato, neppure la pandemia ha inciso molto sullo stato occupazionale, almeno per i giovani qualificati, che nel 2020 perdono ‘solo’ 6,2 punti percentuali, con un 5,1% in cassa integrazione, ma che per il resto non subiscono modifiche sostanziali”. “Sullo sviluppo del sistema degli IeFp, che favorisce un ottimale incontro tra domanda/offerta di competenze professionali, si concentrano le attese delle associazioni imprenditoriali, in particolare quelle di specifici settori produttivi, ma anche le prospettive di lavoro dei giovani, in un quadro in cui la disoccupazione si mantiene su valori allarmanti”, ha evidenziato Fadda, secondo cui “sarà fondamentale, dunque, allineare tempestivamente l’offerta formativa con i fabbisogni espressi dal tessuto imprenditoriale e saper orientare la partecipazione degli utenti verso le figure professionali espresse. A questo fine è necessario un forte impegno per migliorare i meccanismi di raccordo tra analisi della evoluzione dei fabbisogni professionali, progettazione dei percorsi formativi e servizi di orientamento”.