(da Salerno) – Le diocesi di Napoli e Pozzuoli promuovono insieme il Patto educativo per la città metropolitana di Napoli “per generare vita laddove la camorra ha generato morte”, coinvolgendo scuole, istituzioni, organizzazioni del Terzo settore. A raccontare questa esperienza è Gennaro Pagano, coordinatore del Patto educativo per Napoli, durante la tavola rotonda che si è svolta oggi pomeriggio a Salerno nel corso del 43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Pagano ha lavorato come cappellano nel carcere minorile di Nisida, “l’unico in Italia con 50/60 ragazzi tutti napoletani doc, anche molto religiosi. Prima di andare a fare uno scippo chiedevano la benedizione alla Madonna”. Nella diocesi di Pozzuoli hanno fondato la Cittadella dell’inclusione, nella quale accolgono ragazzi dal carcere di Nisida e donne dal carcere di Pozzuoli. “Un giorno è arrivato un ragazzo senza documento di identità, aveva solo la foto segnaletica della polizia dopo aver fatto il palo in una piazza di spaccio a 15 anni – ha raccontato -. I suoi genitori, spacciatori nel Quartieri Spagnoli di Napoli, non si sono preoccupati di registrarlo all’anagrafe. In terza elementare lascia la scuola ma nessuno va a cercarlo perché di fatto non esiste. Ma anche tanti ragazzi con i documenti sono invisibili”.
Da questo ed altri episodi nasce dall’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, l’idea di promuovere un Patto educativo tra coloro che si occupano di educazione: Chiesa, volontariato, associazioni, scuola, istituzioni locali, per contrastare e prevenire i fenomeni della povertà educativa, della dispersione scolastica e del disagio formativo. “Napoli è piena di esperienze sociali positive, di luoghi di riscatto ma c’è un problema: ognuno va per conto suo”, ha detto Pagano, spiegando i particolari della cultura della camorra, anche definita in napoletano “o sistema” ossia “un ingranaggio che funziona”: “La camorra ha una sua carriera, una manovalanza, un sistema previdenziale, infortunistico, mantiene le famiglie dei detenuti. La cultura della camorra investe anche un certo modo di fare politica. Riesce a generare un sistema – seppur di morte – funzionante”. Da qui l’appello a “fare rete, superando l’individualismo, la competizione”. Nel frattempo sono nate tre sperimentazioni simboliche in tre quartieri difficili: Soccavo, Forcella e Ponticelli. “Ogni mese tutte le realtà educative e scolastiche si incontrano per progettare interventi insieme – ha spiegato Pagano -. A volte, quando accade qualche episodio cruento, i mass media dicono che il patto è fallito. Ma i processi sono lunghi ed è importante avviarli”. L’obiettivo a lungo termine è “allargarli a tutta la città metropolitana. Due diocesi stanno lavorando insieme, non è scontato. Poi si sta riportando al centro della discussione della città l’emergenza educativa”. Il problema, ha osservato, “è che gli adulti non sanno creare luoghi di vita e crescita, non sanno cooperare, presi come sono dall’individualismo”. E ancora: “Napoli ha i suoi problemi ma tutte le realtà della nostra Italia hanno bisogno di patti educativi”.