Il presidente della Repubblica del Messico, Andrés Manuel López Obrador, e il sacerdote Alejandro Solalinde, molto famoso anche fuori dal Paese per il suo impegno per i migranti, e ultimamente vicino al presidente, hanno annunciato che quest’ultimo assumerà la direzione del Coordinamento nazionale delle migrazioni e degli affari esteri (Cname), un nuovo organismo governativo destinato a sostituire l’Istituto nazionale delle migrazioni, in seguito alle polemiche sorte per la morte di una quarantina di migranti nell’incendio di un centro di detenzione temporanea a Ciudad Juárez. Un annuncio che suscita la risposta, per ora informale e interlocutoria della Conferenza episcopale messicana. Come riportano i principali giornali messicani, il direttore dell’Osservatorio nazionale della Conferenza episcopale messicana (Cem), padre Mario Ángel Flores Ramos, ha chiarito: “Padre Solalinde si è addentrato in una zona molto paludosa, perché in termini di disciplina ecclesiastica non può essere un funzionario del governo e allo stesso tempo esercitare il ministero sacerdotale. Non può! Il diritto canonico glielo impedisce”.
Ufficialmente, la decisione spetta al suo superiore gerarchico, il vescovo di Tehuantepec, la diocesi a cui appartiene Solalinde. Da parte sua, il vicario generale di quella diocesi, Lucio Santiago Santiago, ha affermato che, a causa del forte sostegno di Solalinde a López Obrador, da quando era candidato alle presidenziali del 2018, il vescovo Ojeda Márquez aveva già avvertito il sacerdote di non farsi coinvolgere in scelte politiche dirette. Ma lungi dall’ascoltare la raccomandazione del suo superiore, Solalinde si è spinto fino ad accettare questo incarico nel Governo federale. Il vicario della diocesi, quindi commenta: “Date queste premesse, il passo che padre Solalinde sta compiendo oggi non è così nuovo per noi. Egli sa bene cosa comporta la sua decisione”.