“La Campania ha scoperchiato il pentolone del dramma con la morte di giovani e adulti nella Terra dei fuochi. Il cammino ecclesiale che stiamo facendo da anni, in particolare delle 10 diocesi interessate al dramma dell’inquinamento ambientale, tra Napoli e Caserta, può essere un modello per altre Chiese in Italia”. Lo ha detto mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale della Campania (Cec), aprendo oggi a Salerno il 43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane intitolato “Agli incroci delle strade. Abitare il territorio, abitare le relazioni”, in corso fino al 20 aprile. Sono presenti 660 delegati da 173 diocesi. Mons. Di Donna ha dato il suo saluto a nome dei vescovi campani e delle 23 Caritas diocesane della Campania. Sul tema dell’inquinamento ambientale, ha sottolineato, “vi offriamo un cammino di Chiesa che vede ancora i vescovi incontrarsi su questo tema, con il coinvolgimento di preti e diaconi, perché nell’educazione entri la custodia del Creato. Ci hanno accompagnato in questi anni la denuncia e il dialogo con le istituzioni. Questo può essere un modello utile per altre zone d’Italia, un modello che anche la Cei ha fatto suo”. “Bisogna finirla con questo marchio infame e diffamante solo nel nostro territorio – ha ribadito -. In Italia vi sono più di 50 siti inquinanti equamente distribuiti al nord, al centro e al sud, per cui il nostro cammino può essere utile per altre zone d’Italia che si trovano a lottare contro l’inquinamento ambientale”. Il presidente dei vescovi campani ha trattato, tra l’altro, anche i temi dello spopolamento delle aree interne e dell’accoglienza dei migranti: “Non abbiamo l’impatto come in Sicilia e in Calabria ma anche qui facciamo la nostra parte. Salerno accoglie periodicamente le navi al porto e le diocesi sono impegnate in prima linea”. “Si parla di emergenza, di invasione migranti – ha scandito – ma c’è una disonestà intellettuale di non stare nemmeno ai dati scientifici che vengono portati”.