Perplessità e preoccupazioni sul funzionamento della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, espresse anche per iscritto a cui però non ha mai ricevuto risposta. Contributi al dibattitto che sono stati però “interpretati da alcuni come attacchi personali”. Queste le motivazioni che hanno spinto padre Hans Zollner a dimettersi da membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, l’organismo istituito dal Papa nel 2014 per contrastare la piaga degli abusi del clero. A spiegarle oggi pomeriggio è stato lo stesso sacerdote gesuita tedesco, convocando a Roma presso la Stampa estera una conferenza stampa. “Ad essere sincero non è stato facile per me, per niente, lasciare la Pontificia Commissione per la tutela dei minori e affrontare pubblicamente i problemi esistenti”, ha detto. “Molte volte mi sono posto le seguenti domande: questo gesto corrisponde allo spirito di squadra e alla discrezione necessari a qualsiasi lavori di gruppo? Con la mia decisione faccio del male al Santo Padre? Ho vissuto settimane e mesi di tensione interiore per trovare una risposta giusta a queste domande. Una cosa è certa, prima di me diversi membri hanno lasciato la Pontificia Commissione e non sono mancate critiche recentemente espresse pubblicamente da membri passati, alcune piuttosto forti”. “Le osservazioni da parte mia – precisa padre Zollner – non hanno scopo polemico e non vogliono recare danno alla Commissione ma si propongono di sviluppare e migliorare internamente il lavoro e il funzionamento della Pontificia Commissione in sintonia con le preoccupazioni delle vittime che sono state ferite da abusi dentro la Chiesa e in accordo con le preoccupazioni del Santo Padre”. Padre Zollner racconta di aver ricevuto negli ultimi giorni “un grande e commovente incoraggiamento” da parte di numerose vittime, di colleghi accademici e rappresentanti della Chiesa del mondo ma “non sono mancati i consigli di chi in buona fede suggerisce di non dire nulla in pubblico. Per me questa non è una alternativa perché significherebbe confondere il lavoro di squadra con la complicità, la discrezione con l’insabbiamento, la lealtà con il servilismo”.
Padre Zollner sottolinea “l’enorme importanza” della Pontificia Commissione nella lotta contro gli abusi. Ha “un valore intrinseco” che non può essere sostituito da nulla, né dal Dicastero per la Dottrina delle fede che è il tribunale principale competente riguardo alle accuse di abusi su minori né dalle altre istituzioni accademiche come il Centro per la protezione dei minori che dal 2012 il gesuita dirige alla Pontificia Università Gregoriana. “Con rammarico percepisco che i miei contributi sono interpretati da alcuni come attacchi personali”, aggiunge. “Non era e non è questa la mia intenzione. Se qualcuno si sente ferito mi dispiace molto e vorrei scusarmi qui ora”. Ai giornalisti, padre Zollner ha più volte ribadito di volersi astenere dal fare “valutazioni sulle persone coinvolte nei processi in questione, sulle loro intenzioni e motivazioni” ma “di voler solo spiegare come sono successe le cose”. A questo proposito, ricorda le tre questioni fondamentali che “sono essenziali nella lotta contro gli abusi: trasparenza, compliance e responsabilità”. A partire dal maggio 2022, “in 4 occasioni”, il gesuita ha espresso per iscritto alla leadership della Commissione “preoccupazioni” in merito proprio a questi principi. “Non ho ricevuto alcuna risposta”, ricorda il gesuita e continua: “Ho poi presentato le mie dimissioni a Papa Francesco” che lo ha ricevuto il 12 gennaio scorso. “Il Santo Padre ha ascoltato le mie preoccupazioni, ha mostrato comprensione e ha accolto la mia richiesta di dimissione. La lettera di conferma a firma del card. Parolin con data 14 marzo mi è stata inviata dalla Pontificia Commissione per mail il 29 marzo”.
La trasparenza – spiega Zollner – è “la base di una Chiesa sinodale che permette la partecipazione di tanti”. La compliance è “la base della giustizia per cui le regole si applicano a tutti e nello stesso modo e non in modo arbitrario”. La responsabilità è “la base del rispetto reciproco e fraterno”. “Quando mancano trasparenza, compliance e responsabilità, si aprono le porte ad abusi e insabbiamento. La Pontificia Commissione si è proposta di combattere queste terribili realtà. Se vuole farlo in modo credibile non può fare a meno di orientarsi a questi stessi principi”. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il gesuita solleva la questione della non chiarezza del ruolo per esempio dei membri all’interno della Pontificia Commissione. “Capisco che in questo momento ci sono tante cose nuove da affrontare – spiega – ma se uno non sa di cosa è responsabile, se uno non ha chiaro i compiti precisi, di cosa deve parlare, essere responsabile, se non è chiaro chi è che valuta e su quali criteri”, questa situazione “lascia confusi e questo crea una difficoltà anche all’altro aspetto che è la trasparenza”. Il gesuita ravvede poca chiarezza anche nella nomina dei membri. “Non metto in dubbio la qualità dei membri”, dice. Ma si avverte l’esigenza di capire con quali “ragioni e criteri” viene portato avanti il processo delle selezione dei candidati. Zollner indica quindi in Papa Francesco “un assoluto esempio di come deve essere la Chiesa”. E aggiunge: “Oltre le regole, oltre le istituzioni, oltre le linee guida, la Chiesa deve occuparsi delle persone e deve ascoltare e non fuggire e difendersi come prima reazione. E molta gente, me incluso, non capisce perché è così difficile mettersi al tavolo ascoltare, senza rispondere, ma stare con le persone e con le loro ferite. Quando mi dicono, lei è la prima persona che mi ha ascoltato, per me è un grande dolore”.