In una società sempre più incentrata sull’io bisogna convincersi che l’uomo ha bisogno di interagire con l’altro. “La relazione è alla base di ogni rapporto umano. È un aspetto della fenomenologia. Divento me stesso solo nel momento in cui incontro l’altro e in cui l’altro è lo specchio di me stesso. La relazione è fondante per l’identità, due aspetti che non possono essere separati”. Su questo si è incentrato l’intervento di Anna Maria Pezzella, docente di Filosofia dell’educazione e di Istituzioni di Pedagogia alla Pontificia Università Lateranense (Pul) di Roma, intervenuta questa mattina, 14 aprile, alla seconda sessione del convegno “Identità e relazione: sguardi concentrici sulla persona” promosso dall’Associazione docenti italiani di filosofia (Adif) per i 50 anni di fondazione. Parlando di “Psicologia e persona. Una riflessione fenomenologica”, Pezzella ha fatto un’analisi attenta della persona. “L’essere umano – ha detto – non può essere assolutamente determinato e quindi la psicologia deve tener conto della globalità dell’uomo. Spesso oggi ci si riferisce ai giovani parlando di una personalità a funzionamento depressivo ma questo è estremamente limitante. Bisogna puntare sulla ricchezza di ogni singola persona”.
Il legame tra l’uomo e la letteratura il binomio al centro dell’intervento di Fabio Pierangeli, professore associato di Letteratura italiana presso la macroarea di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”. Il docente si è concentrato su Giacomo Leopardi e il suo “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”, passando per gli scrittori italiani Carlo Raimondo Michelstaedter e Guido Morselli, entrambi morti suicidi. Tre autori che potrebbero apparire cupi ma che in realtà, per Pierangeli, “aprono uno sguardo sulla vita. Nei loro lavori ci sono forti momenti di speranza. Quella che manca è l’incapacità di riuscire a perdonare se stessi nell’imperfezione”.