“La situazione nella nostra regione non sta andando bene” con Israele in preda a tensioni religiose, sociali e politiche fomentate dal governo di ultradestra contro il quale ci sono proteste settimanali che spesso superano il mezzo milione di persone. Così Sami El-Yousef, Amministratore delegato del Patriarcato Latino di Gerusalemme, scrive in una nota apparsa due giorni fa sul sito del Patriarcato, in cui fa il punto della situazione a partire dai fatti accaduti nelle ultime settimane in Israele. “Le leggi introdotte per riformare il sistema giudiziario – spiega El-Yousef – sono viste da molti come un tentativo di cambiare la natura di Israele, facendolo passare da una democrazia per i suoi cittadini ebrei a qualcosa di simile a una dittatura fallita. I ministri del governo incitano apertamente contro i palestinesi chiedendo di cancellare i villaggi palestinesi. L’espansione degli insediamenti in Cisgiordania procede a un ritmo che non si vedeva da tempo, in barba a tutto il mondo, comprese le Nazioni Unite, gli Stati Uniti e l’Unione Europea”. Anche gli attacchi ai cristiani e alle chiese “sono aumentati drammaticamente da quando il nuovo governo è salito al potere. Un’economia che sembra essere sul punto di crollare, con uno sciopero dei lavoratori di pochi giorni fa che ha bloccato il Paese e le sue frontiere nel giro di poche ore, con molti investitori internazionali che hanno abbandonato Israele o minacciato di farlo. La soluzione dei due Stati – rimarca l’amministratore delegato – è stata praticamente dichiarata morta, senza alcuna visione politica in grado di portare giustizia e pace! Sviluppi sconvolgenti in soli tre mesi”. Fin qui le note dolenti, ma nel suo messaggio El-Yousef evidenzia anche degli aspetti positivi come la generosità della Chiesa patriarcale che, con le sue parrocchie, ha raccolto ben oltre 260.000 dollari per sostenere i terremotati sofferenti di Siria e Turchia. Procedono anche i programmi umanitari, per esempio quelli dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, volti a combattere la povertà. “Diversi programmi hanno raggiunto ampi segmenti di popolazione per aiutarli con programmi di potenziamento delle capacità e sovvenzioni per aiutarsi e guadagnare un reddito in modo dignitoso. Il programma Afaq, in collaborazione con l’Università di Betlemme, è stato un enorme successo che ha superato ogni aspettativa, con tanti giovani che ne hanno beneficiato. Il programma di occupazione a Gaza e il programma di sostegno ai rifugiati iracheni continuano ad assistere centinaia di persone tra le più emarginate, costrette a vivere una vita al di sotto degli standard a causa di fattori politici esterni”. Il Vicariato dei Migranti in Israele, aggiunge El-Yousef, “si occupa dei bisogni di circa 100.000 persone, e non solo delle loro necessità pastorali. La Chiesa e le sue istituzioni sono sempre state un faro di speranza e hanno sempre trovato il modo di adattarsi ai conflitti e di continuare a essere utili”. Sempre più strategico si conferma il settore dell’istruzione: “circa 19.000 studenti continuano a ricevere un’educazione basata sui valori attraverso le scuole del Patriarcato Latino di Gerusalemme”. Migliorate le strutture, gli arredi e le attrezzature delle scuole, potenziate le capacità degli insegnanti. Le attività extrascolastiche si sono intensificate durante l’anno, incoraggiando l’arte, la musica, il canto, il disegno, la commedia e il folklore tradizionale. Soddisfazione, viene espressa, per il ritorno dei pellegrini. “La gente è felice di vedere un rapido ritorno al settore che fornisce il sostentamento a un ampio segmento della comunità cristiana. La nostra speranza è che tutti rispettino le tradizioni di fede dell’altro e imparino a rispettare gli spazi di ciascuno, così che le festività che coincidono quest’anno siano celebrate in pace e dignità e Gerusalemme, la città della pace, possa essere all’altezza del suo nome”.