È stato pubblicato il XXI Rapporto annuale della Cnesc, riferito al bando ordinario 2020 le cui attività si sono sviluppate nel 2021 e 2022. Il report fornisce una prima fotografia dall’entrata in vigore dei programmi di intervento e del passaggio definitivo al Servizio civile universale (Scu).
“La lettura del Rapporto permette di cogliere la ricchezza e l’ampiezza degli interventi verso le comunità attivati nel biennio 2020-2021, in un momento storico davvero difficile, segnato ancora dagli effetti della pandemia”, dichiara la presidente della Cnesc, Laura Milani. “Eppure le organizzazioni socie Cnesc hanno saputo organizzarsi ed intercettare il desiderio di molti giovani, dopo un anno di lockdown, di impegnarsi e di fare qualcosa di concreto a sostegno delle comunità – sottolinea Milani -. Sono stati ben 19.680, infatti, i giovani che hanno svolto il Servizio in uno dei progetti proposti dalle organizzazioni socie: più del 50% nell’assistenza, il 26,7% nell’educazione e nella promozione culturale, il 9,6% nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale, in minor parte nella protezione civile, nell’agricoltura sociale, nella tutela dell’ambiente e all’estero. Modi diversi ma concreti di costruire la pace”.
Il Rapporto della Cnesc, si legge in una nota, “è utile anche per avviare una prima riflessione sullo sviluppo della riforma, che ha aggiunto complessità ai procedimenti per l’attuazione del Scu”. Lo dimostra il fatto che gli enti Cnesc abbiano investito “per il bando 2020 quasi 110 milioni di euro, circa 36 milioni in più rispetto a quelli investiti nel bando precedente.”
Un investimento dovuto in parte all’aumento dei giovani avviati al Servizio ma soprattutto a un aumento di complessità, di burocrazia, di oneri in capo agli enti, a tutti i livelli. Da qui le istanze di semplificazione da parte della Cnesc, che chiede in particolare “di passare da programmi di intervento presentati annualmente a una presentazione triennale, con un orizzonte temporale che permetta quindi di avere un reale impatto sui problemi e sui bisogni identificati, evitando agli enti di dover ripresentare ogni anno progetti con contenuti molto simili a quelli dell’anno precedente”.
Il XXI Rapporto, infine, le cui attività cadono in parte nell’anno del 50° dal riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare e dall’istituzione del servizio civile, racconta “una comunità vivace e capace di dotarsi di spazi di riflessione, confronto e innovazione, che mette la Cnesc nella condizione di qualificare il proprio contributo all’attuazione del Servizio civile, all’interno di un metodo collaborativo fra soggetti del sistema Scu che – speriamo – venga sempre più ripreso e valorizzato, a partire dal Dipartimento e dalle istituzioni regionali e locali”.