“Ancora una volta il mistero della Pasqua si presenta alla porta della nostra vita interrogandola e chiedendo alla fede di dare quelle risposte che solo un cuore che ama riesce a rendere visibili nella storia”. Lo scrive l’arcivescovo di Amalfi-Cava de’ Tirreni, mons. Orazio Soricelli, nel messaggio per Pasqua.
“Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello”: così recita un’antica preghiera. Ed “è proprio questa la grammatica della Pasqua, ovvero la capacità di cogliere la sottile ma potente differenza che esiste tra vivere pienamente da risorti e quella che ci vede imprigionati e schiavi delle nostre sconfitte, delle nostre paure, delle nostre ambiguità, della nostra incapacità alla meraviglia e allo stupore”. Osserva il presule, per il quale “è facile vedere le cose sulla base delle nostre esperienze passate, piuttosto che aprirci all’idea che potrebbero essere diverse; vediamo quello che ci aspettiamo di vedere: quante altre cose sono di fronte a noi che non riusciamo a sentire solo perché non ci siamo abituati? Questa è la sfida della Pasqua: aprirci ad un’inaspettata novità che la tomba vuota del Cristo offre alle nostre vite a volte ripiegate in una normalità sterile e priva di senso”.
“Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?”. “Accanto alla tomba vuota del Cristo un angelo, con queste parole, indica ai discepoli di ogni tempo e di ogni luogo quale dovrebbe essere il frutto della Pasqua: il coraggio di cercare vita lì dove parrebbe non essercene, di seminare speranza anche in mezzo ai sassi, di percepire nelle nostre notti già i germogli dell’alba”, evidenzia l’arcivescovo che conclude: “Il mio augurio allora diventa certezza che la luce della Pasqua illuminerà i nostri cuori, rendendoci ancora una volta segno e strumento della bellezza di Dio nella nostra storia e nel nostro quotidiano”.