“La primavera è una stagione bella, ma sappiamo tutti che passa presto, poi viene l’estate che ultimamente porta con sé una calura difficile da sopportare e poi torna l’autunno e l’inverno. Ci dobbiamo chiedere se tutto quello che stiamo facendo sia solo un sussulto di vita ma non la vita, un sogno ma non la realtà, un insieme di note eccitanti ma non un canto compiuto. Può essere se dimentichiamo l’evento centrale che per noi cristiani marchia indelebilmente la primavera ed è la Pasqua, l’incontro col Risorto che poi donerà lo Spirito e prometterà di non lasciare mai sola la sua Chiesa pellegrina nel tempo”. Lo scrive il vescovo di Chioggia, mons. Giampaolo Dianin, nel messaggio pasquale, pubblicato su “Nuova Scintilla”.
“Crediamo che Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, è venuto nel mondo, ha vissuto con noi, ci ha rivelato il Padre e ci ha raccontato come Dio aveva sognato l’uomo e la sua esistenza sulla terra. Sappiamo che è morto, crediamo che è risorto e che anche noi siamo chiamati a non morire mai, ma a vivere per sempre nell’amore del Padre. La nostra primavera è marchiata dalla Pasqua e questo ci dà la forza di osare, di guardare avanti con fiducia e speranza”, evidenzia il presule.
“Ogni giorno invochiamo il dono della pace. Da quando è iniziata la guerra non smetto di chiedere la pace ad ogni Eucaristia, prima della preghiera di Gesù nella quale chiediamo che venga il suo regno. A volte viene voglia di smettere perché non vediamo risultati, ma poi continuiamo a insistere, a osare, a bussare con insistenza; ci crediamo pur con la nostra debolezza”, osserva mons. Dianin.
“Il coraggio della primavera lo vediamo nella natura che rompe ogni indugio e fa rinascere la vita; il coraggio del cristiano viene dalla Pasqua e vorremmo che il Risorto ci aiutasse a risvegliare la vita cristiana spesso assopita e ripetitiva; ci spronasse a uscire osando pagine nuove da scrivere insieme. Vorremmo che il Risorto ci aiutasse a sentirci fratelli perché figli, capaci di accoglierci e perdonarci per ripartire insieme.
Buona Pasqua, cari cristiani di questa Chiesa. A chi è affaticato e oppresso, a chi ha perso la speranza, a chi è in difficoltà e provato dalla vita”, conclude il presule.