America Latina: Celam, concluso il congresso “La Chiesa a servizio della pace”. Mons. Cabrejos: “Dono, compito pastorale, compito missionario e sfida”

Un dono, un compito pastorale, un compito missionario, una sfida. Con queste parole mons. Miguel Cabrejos, presidente del Consiglio episcopale americano (Celam), ha definito il dono della pace, quello che riceviamo dal Signore e che, anche in mezzo alle difficoltà che possono sorgere lungo il cammino, non deve mai far tremare il nostro cuore o farlo diventare vile.
È quanto il presidente del ha affermato rivolgendosi ai partecipanti al Congresso “La Chiesa al servizio della pace”, promosso dal Cebitepal (il centro di formazione del Celam) nella sede dell’organismo, a Bogotá. Il presule ha affermato che l’incontro è stato una grande opportunità per riflettere insieme sul dialogo e sulla pace, che “sono doni preziosi che Gesù ci fa e che facciamo fatica a trasmettere agli altri”.
Consapevole degli sforzi che si stanno facendo in diverse parti del continente per promuoverne la costruzione, il presule ha ringraziato i partecipanti per aver raccolto questa sfida nel quadro di un congresso che stimola l’impegno della Chiesa nel suo servizio alla pace. Ricordando san Giovanni XXIII, mons. Cabrejos ha sottolineato che “la costruzione della pace ha una portata personale, comunitaria e nazionale”, quindi deve essere considerata come un compito che si espande a livelli universali; un concetto che Papa Francesco evidenzia nella nell’enciclica Fratelli tutti.
Numerosi gli ospiti intervenuti durante i tre giorni di dibattito. Un prezioso momento di riflessione è stato vissuto durante la proiezione del video in cui l’argentino Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la pace nel 1980 ha affermato tra l’altro: “Costruire la pace è prendere la radice del Vangelo”. L’impegno permanente verso l’altro è costruire la pace. Ma attenzione: la pace non è mai assenza di conflitto, né ha a che fare con la passività: è una dinamica permanente di relazioni tra persone e popoli. Significa aprire il dialogo e la memoria. La memoria non deve rimanere nel passato, ma ci aiuta a illuminare il presente ed è nel presente che si costruisce la convivenza, il dialogo e la pace. Oggi viviamo in un mondo scosso dall’incertezza e dalle guerre, dalla fame – che è la guerra silenziosa – dalla povertà, dalle disuguaglianze politiche, sociali ed economiche, e sempre più da fratture e divisioni. Papa Francesco apre costantemente al dialogo, in quella che chiama ‘cultura dell’incontro’”. Ha concluso il premio Nobel: “I diritti umani e la democrazia sono valori indivisibili e per costruire la pace questi valori sono essenziali. Dobbiamo costruire democrazie partecipative. Parlare di diritti significa parlare dei diritti dei popoli”.

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