Quaresima: mons. Morandi (Reggio Emilia), “conoscere il proprio peccato e la scoperta gioiosa di essere perdonati”

Il cristianesimo è innanzitutto relazione con Cristo, che ci vuole conformi a lui. E l’esperienza della conversione passa dal conoscere il proprio peccato per poter fare la scoperta gioiosa di essere perdonati. È necessario allora non volgersi indietro, rimpiangere il passato, occorre invece accettare il dono splendido della libertà. Lo stesso sant’Agostino chiedeva a Dio il dono della continenza, “ma non subito”, come si legge nelle “Confessioni”. Lo ha sottolineato ieri sera l’arcivescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Giacomo Morandi, nella prima delle tre catechesi che ha tenuto in una cattedrale gremita – e tanti erano i giovani anche sulla scalinata del presbiterio – per riflettere su un tema assai impegnativo e di grande attualità: il combattimento spirituale per conservare la vita nuova in Cristo.
La meditazione del presule – viene sottolineato in una nota della diocesi – ha saputo unire competenza profonda sui testi biblici ampiamente citati e un forte afflato pastorale. Con grande attenzione e condivisione l’uditorio ha seguito l’intervento dell’arcivescovo, esposto in un linguaggio coinvolgente, semplice ma non semplicistico, chiaro, accompagnato da simpatiche battute e soprattutto dal sorriso. Nulla dei terrificanti “quaresimali” dei secoli passati, quando i predicatori con voce tonante minacciavano dal pulpito ai fedeli il fuoco e le pene dell’inferno!
Tema della prima serata è stato il dono della Vita Nuova, con riferimento al capitolo 6, versetto 13 della lettera di San Paolo ai Romani: “Siamo vivi tornati dai morti”. L’appello accorato paolino ad essere saldi deriva dal fatto che sì, c’è stata la vittoria di Cristo sul peccato, ma il “il drago” dell’Apocalisse, il demonio, continua sulla terra la sua opera per indebolire chi segue i comandamenti di Dio. Dunque l’umanità non è più sotto il dominio del peccato, ma nel contempo deve opporsi al maligno che seduce. Occorre persistere nell’attuare il bene e non è ammessa dunque nessuna autogiustificazione se si fa del male. Con il battesimo la persona è entrata in una realtà nuova, è entrata in una nuova relazione con Gesù. Mons. Morandi ha anche stigmatizzato la tristezza che spesso contraddistingue il cristiano: essa è “la staffetta del peccato”, per la Chiesa orientale è “l’ottavo vizio capitale”. L’arcivescovo ha concluso il suo intervento con due citazioni: di Benedetto XVI che ha affermato che il cristianesimo non è un’etica, ma una persona; e di Paolo VI che ha sostenuto che il mondo ascolta ora solo i testimoni e non chi si atteggia a maestro.

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