“Spesso si parla dell’apporto che i migranti danno o possono dare alle società che li accolgono. Questo è vero ed è importante. Ma il criterio fondamentale non sta nell’utilità della persona, bensì nel valore in sé che essa rappresenta”. Lo ha precisato il Papa, ricevendo in udienza partecipanti al Convegno formativo della “Cattedra dell’Accoglienza” promosso dalla Fraterna Domus di Sacrofano. “L’altro merita di essere accolto non tanto per quello che ha, o che può dare, ma per quello che è”, ha ribadito Francesco, che poi a rivelato a braccio: “A me ha sempre colpito nell’Antico Testamento, nei profeti, la ricorrenza delle tre persone alle quali si deve avere una speciale attenzione: la vedova, l’orfano e il migrante. Si ripete nell’Esodo, nel Deuteronomio…L’attenzione, la cura per le vedove, per i migranti e gli orfani è ricorrente nella Bibbia”. “Riprendere quella tradizione dell’accoglienza, in modo da accogliere quelli che non hanno”, la consegna a braccio del Papa, che nel discorso ha citato a più riprese la Fratelli tutti e ha definito la Deus caritas est di Benedetto XVI “un riferimento fondamentale in questo ambito”. “Nella misura in cui viene permeata da questo atteggiamento di apertura e di accoglienza – ha garantito Francesco – una società diventa capace di integrare tutti i suoi membri, anche quelli che per vari motivi sono ‘stranieri esistenziali’, o ‘esiliati occulti’, come a volte, ad esempio, si trovano ad essere le persone con disabilità, o gli anziani”. “I nazionalismi chiusi – la citazione della Fratelli tutti – manifestano in definitiva questa incapacità di gratuità, l’errata persuasione di potersi sviluppare a margine della rovina altrui e che chiudendosi agli altri saranno più protetti. L’immigrato è visto come un usurpatore che non offre nulla. Così, si arriva a pensare ingenuamente che i poveri sono pericolosi o sono inutili e che i potenti sono generosi benefattori. Solo una cultura sociale e politica che comprenda l’accoglienza gratuita potrà avere futuro”.