“Che la tragedia di Cutro ci lasci attoniti, ma non immobili, addolorati ma mai rassegnati”: così l’Agesci invita a tutte le Comunità capi e i suoi gruppi a dedicare un momento di preghiera e riflessione sul naufragio di Cutro e a farsi promotori attivi della scelta di accogliere, contribuendo concretamente all’affermazione del diritto di ogni persona a desiderare e costruire il proprio futuro, realizzando azioni di ‘rimozione degli ostacoli’ che determinano disuguaglianze e ingiustizia”. “Essere fedeli alla nostra promessa che liberamente abbiamo pronunciato e rinnovato – si legge nel messaggio firmato dai vertici associativi – ci impegna ‘con l’aiuto di Dio’ ad ‘aiutare gli altri in ogni circostanza’, ad andare incontro all’altro affinché ognuno si possa sentire pensato ed amato: vogliamo ascoltare ed accogliere la strada e la storia che le persone attraversano”. Per l’Agesci “essere operatori di giustizia e pace significa nei nostri contesti di vita quotidiana come nei contesti più ampi, operare scelte di riequilibrio fra chi ha troppo e chi nulla, sostenere concretamente i progetti di protezione e accoglienza di chi anche oggi rischia di perdere la vita nella ricerca della propria sicurezza”. Riprendendo le parole del card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, l’Agesci auspica “una risposta strutturale, condivisa e solidale tra le istituzioni e i Paesi. Perché nessuno sia lasciato solo e l’Europa sia all’altezza delle tradizioni di difesa della persona e di accoglienza”. Il messaggio porta la firma di Daniela Ferrara e Fabrizio Marano, Capo Guida e Capo Scout d’Italia, Roberta Vincini, Francesco Scoppola e padre Roberto Del Riccio, Presidenti del Comitato nazionale e Assistente ecclesiastico generale.