Al progetto delle comunità energetiche, lanciato al termine della 49ª Settimana sociale di Taranto, nell’ottobre 2021, “c’è stata una buona risposta, c’è molto movimento ma ancora non ci sono condizioni normative per poter attivare gli investimenti. Una serie di cose, però, le diverse realtà possono farle: avviare cammini di formazione e percorsi di discernimento per capire che tipo di comunità energetica costituire, raccogliere l’adesione dei cittadini e individuare dei partner tecnici”. Lo ha affermato Sebastiano Nerozzi, professore associato di Storia del Pensiero economico all’Università Cattolica del Sacro Cuore e segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici in Italia, in un’intervista al Sir sulle comunità energetiche.
“In attesa che diocesi e parrocchie possano finalmente partire nel dare concretezza ai loro progetti quando ci saranno tutte le condizioni necessarie”, legate principalmente ad aspetti normativi, in Italia, osserva il docente, “dal punto di vista ecclesiale abbiamo riscontrato grande interesse. La chiamata a realizzare delle comunità energetiche è diventata consapevolezza comune di tante Chiese locali, di tanti vescovi, sacerdoti e laici”.
“A ottobre – ricorda Nerozzi – in Cei è partito un Tavolo tecnico” sulle comunità energetiche che “ha non solo il compito di studiare tutti gli aspetti tecnici, pastorali, giuridici ed economici al fine di dare alle diocesi informazioni ben precise ma anche di interloquire con le Istituzioni (ministero e Arera) per far sentire in quel contesto la voce della Chiesa e dell’associazionismo cattolico”. “L’obiettivo – spiega – è anche quello di evitare che in una materia così complessa come le comunità energetiche si vada in ordine sparso; c’è il rischio di commettere errori, anche di natura economica e finanziaria”, precisa il docente, annunciando che “è in elaborazione un vademecum che verrà aggiornato ogni qualvolta interverranno cambiamenti: nel documento verranno segnalati tutti i bandi a cui si potrà partecipare nelle diverse Regioni”.
Nel fornire alcuni suggerimenti sui primi passi da compiere per chi sta maturando interesse verso le comunità energetiche, Nerozzi sottolinea che “sono anche un’occasione di inclusione sociale e di lotta alla povertà energetica che, ormai sappiamo, tocca quasi l’8% degli italiani”. “Le comunità energetiche, per come le abbiamo proposte anche nelle sedi istituzionali, sono un luogo in cui si fa condivisione e inclusione sociale”, prosegue, evidenziando che “forniscono l’opportunità per parrocchie e diocesi per creare ulteriori reti sui territori, testimoniando l’idea di una comunità che non è vicina solo negli aspetti pastorali e spirituali ma che condivide anche un impegno su questioni che toccano la quotidianità non solo dei più poveri ma di tante famiglie, alle prese nell’ultimo anno con difficoltà per i costi delle bollette”.