“Caro Francesco, celebro con te e con tutti i battezzati la tua missione, e soprattutto il servizio, di guida della nostra Chiesa in cammino. Incredibilmente sono passati già 10 anni da quella sera dell’uscita sul balcone della basilica di San Pietro, quando si annunciò il tuo nome come Padre-Fratello-Pastore di tutti noi credenti”. A scrivere una “lettera aperta” a Papa Francesco per i suoi dieci anni di pontificato (13 marzo 2013-13 marzo 2023) è don Daniel Antúnez, salesiano di Don Bosco, nel 2013 membro dell’Ispettoria salesiana dell’Argentina, oggi alla guida di Missioni Don Bosco.
“Mentre aspettavamo l’annuncio, l’ansia e il cuore acceleravano, per vedere il nuovo vescovo di Roma. Sentire pronunciare il tuo nome, ‘Jorge Mario Bergoglio’, è stata una cosa inaspettata. Tutti i fedeli in piazza e nel mondo si chiedevano: di dove è? chi è? chi lo conosce? qual è la sua origine? La risposta cominciò a risuonare: è un argentino”, ricorda il salesiano, che, la sera dell’elezione a Papa di Jorge Mario Bergoglio, si trovava insieme con mons. Joaquín Mariano Sucunza, vescovo vicario di Buenos Aires, a seguire la diretta televisiva da piazza San Pietro.
“La scelta del nome Francesco è stato il primo segnale di una volontà che con il tempo è diventata segno di identità. Vederti apparire quella sera non fu soltanto una gioia. Quando si aprì la finestra avvertii come l’aria cominciava a circolare. Ho sentito una grande speranza e una profonda, intima fiducia quando hai fatto gli auguri di buona notte e di buon riposo: quanta umanità in quelle poche parole!”, osserva don Antúnez. “In questi anni – prosegue il presidente di Missioni Don Bosco – ci hai tramesso ciò che è fondamentale: l’amore per i poveri, i bisognosi, i peccatori, soprattutto lo stimolo a vedere in loro un Dio misericordioso, tenero e vicino. E sei andato oltre, promuovendo una Chiesa povera e al servizio, che non deve seguire le strade del potere e dei beni materiali, ma deve essere una Chiesa capace di mostrare al mondo il volto di un Dio che invita ad andare incontro all’altro”.
Il salesiano conclude: “Come hai detto, tu arrivi dalla fine del mondo dove il vento ti spinge ad andare avanti; così è il vento in Patagonia: non ti lascia stare in piedi, fermo. È un’aria che rinnova, rimuove e, soprattutto, ti muove. In questo mi sento di dire che tu sei così, un vento che soffia e che vuole che la Chiesa, con ognuno di noi, possa sentire questo vento come una nuova Pentecoste. Non dobbiamo avere paura, lasciamo operare lo Spirito che rinnova tutte le cose! Che la Madonna sia per tutta la Chiesa e per la tua vita ragione di speranza. Prego per te. Grazie, Francesco”.