“L’evangelizzazione si fa sempre in ecclesia, cioè in comunità, e senza mai fare proselitismo: quella non è evangelizzazione”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, che ha dedicato anche l’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro, allo zelo apostolico, soffermandosi in particolare sul Concilio Vaticano II, “per scoprire che evangelizzare è sempre un servizio ecclesiale, mai solitario, mai isolato, mai individualistico”. “C’è come un ponte tra il primo e l’ultimo Concilio, nel segno dell’evangelizzazione, un ponte il cui architetto è lo Spirito Santo”, la tesi di Francesco: “L’evangelizzatore, infatti, trasmette sempre ciò che lui stesso o lei stessa ha ricevuto. Lo scriveva per primo San Paolo: il vangelo che lui annunciava e che le comunità ricevevano e nel quale rimanevano salde è quello stesso che l’apostolo aveva a sua volta ricevuto. Si riceve la fede e si trasmette la fede”. “Questo dinamismo ecclesiale di trasmissione del messaggio è vincolante e garantisce l’autenticità dell’annuncio cristiano”, ha ricordato il Papa citando la lettera di San Paolo ai Galati: “Se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema”. “E’ bello questo, e questo viene bene a tante visioni che sono alla moda”, ha commentato a braccio: “La dimensione ecclesiale dell’evangelizzazione costituisce perciò un criterio di verifica dello zelo apostolico”.