Naufragio nel crotonese: tensione davanti al PalaMilone. Ladibi (mediatore), “vedere il dolore dei familiari è tragico”

Questa mattina tensione alta davanti al PalaMilone di Crotone, con i familiari dei migranti morti a Cutro che domandano risposte sulla sorte delle bare che da quasi dieci giorni sono all’interno del Palazzetto dello Sport. “Dove sono i diritti umani?”, “è questa l’Italia? È questa l’Europa? Si può morire in mare?”, “sono dieci giorni che stiamo aspettando, ma cosa dobbiamo aspettare?”, le espressioni più ricorrenti. Secondo alcuni familiari, “in acqua ci sono ancora quaranta persone”. Tra i presenti anche la madre e la sorella di Torpekai Amarkhel, la giornalista collaboratrice Onu che ha perso la vita nel naufragio. Sabir Ladibi, mediatore dell’associazione Sabir, che collabora con la Caritas crotonese, è ogni giorno al PalaMilone. Al Sir ha sottolineato che “vedere ogni giorno il dolore dei familiari è tragico”, e allo stesso tempo evidenziato “la presenza costante del vescovo di Crotone, che ogni giorno è vicino ai migranti”. Ladibi, di origine tunisina ma da sei anni in Italia, ha altresì richiamato alcuni progetti di integrazione realizzati insieme ai poli universitari calabresi e che hanno visto coinvolti decine di studenti del Continente africano. “Si può lavorare bene con gli Atenei, perché c’è volontà di integrarsi”.

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