Si chiuderà venerdì prossimo, 10 marzo, l’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del Servo di Dio Ivan Bonifacio Pavletić, religioso della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione. Il rito, che si svolgerà alle 12 presso la Sala della Conciliazione, costituita per il Tribunale nel Palazzo Apostolico Lateranense, verrà trasmesso in diretta sulla pagina YouTube della diocesi di Roma. La sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana – informa il Vicariatp di Roma – sarà presieduta da mons.Giuseppe D’Alonzo, delegato dal cardinale vicario Angelo De Donatis. Ivan Pavletić nacque a Zbjegovača, frazione di Kutina, in Croazia, il 25 giugno 1864, in una famiglia di agricoltori di fede cattolica. Nel 1875 perse entrambi i genitori, ma venne affidato alla sorella e allo zio. Come tutti i ragazzi della zona, faceva il pastore di animali domestici e poi, all’età di 14 anni, iniziò a imparare un mestiere, quello di calzolaio. A 22 anni si recò a Graz, in territorio austriaco, dove si iscrisse alla “Società Cattolica dei giovani operai”, apprezzandone le iniziative religiose, dal momento che era molto riflessivo, amante del silenzio e della preghiera. Nel circolo incontrò un giovane moravo, Alberto Müller, che proveniva da Vienna e pensava di andare a Roma per realizzare la sua vocazione di consacrazione. Pavletić decise di accompagnarlo e consacrarsi anche lui. Il 28 giugno 1887, Ivan fu accolto nell’Istituto Figli Ospedalieri dell’Immacolata Concezione, oggi Figli dell’Immacolata Concezione, e accettato come postulante dal fondatore Luigi Maria Monti, oggi beato. Risiedeva in piazza Mastai, Roma, e prestava servizio nell’ospedale di Santo Spirito in Sassia come calzolaio e assistente dei malati. Prese il nome di fratel Bonifacio. Il 14 ottobre 1890, fu presso l’orfanotrofio di Saronno come “operaio calzolaio e maestro di orfani”, accompagnato dallo stesso fondatore. Nell’aprile del 1892, Pavletić tornò a Roma e fu nominato vice maestro dei novizi. Nel marzo del 1896 l’emissione dei voti perpetui. Tutti gli anni di servizio nella congregazione, furano accompagnati dalla malattia, una tubercolosi polmonare laringea, che lo privò pian piano dell’uso della parola a tal punto da fargli annotare nel suo diario: “Il pregare con la bocca mi dà gran fastidio, pregherò con il cuore”. Sabato 30 ottobre 1897, il Servo di Dio fece l’ultima confessione e giovedì 4 novembre morì. Venne sepolto al Verano, nella tomba della congregazione. Nel 2008 avvenne la traslazione nella chiesa della Casa generalizia dei Figli dell’Immacolata.