La Rete Clamor (che unisce le organizzazioni ecclesiali che si occupano di migranti, rifugiati e tratta) del Messico, in una nota diffusa ieri, si unisce alla diocesi messicana di Ciudad Juárez nel condannare le incursioni effettuate nei giorni scorsi dall’Istituto nazionale per le migrazioni e dalla polizia municipale negli alberghi del centro città e nella cattedrale. Sebbene le autorità sostengano che queste operazioni siano misure di controllo dell’immigrazione nella zona centrale della città, dove c’è una grande concentrazione a causa della vicinanza alla linea di confine, la Chiesa e la rete Clamor ritengono che si tratti di una “costante persecuzione e di una flagrante violazione dei diritti umani contro i fratelli e le sorelle migranti”. La nota esprime preoccupazione per questa “costante violazione dei diritti umani di persone in situazione di mobilità”, che comporta la persecuzione, la detenzione e la deportazione dei migranti con l’argomento di porre fine al cattivo aspetto della città e di prevenire la delinquenza. La rete Clamor ritiene, invece, che le incursioni negli alberghi e nella cattedrale siano state “arbitrarie e abbiano rivelato che la gestione dello Stato è focalizzata sulla persecuzione e sulla deportazione dei migranti”. Inoltre, la Rete ha deplorato la separazione delle famiglie di migranti che avevano già in programma un incontro con le autorità statunitensi per l’immigrazione. Il vescovo di Ciudad Juárez, mons. José Guadalupe Torres, ha incontrato le autorità di sicurezza, alle quali ha espresso la sua insoddisfazione per l’accaduto, e ha ricevuto l’impegno da parte del capo della Pubblica Sicurezza della municipalità, César Muñoz, che situazioni simili non si ripeteranno.