“Quando parliamo di persone escluse dalle cure il primo pensiero corre, giustamente, alle persone senza dimora. Molte di loro, senza una residenza e senza i diritti di cittadinanza fondamentali, non hanno neppure un medico di base di riferimento”. Lo scrive Stefano Lampertico, direttore di Scarp de’ tenis, nell’editoriale del nuovo numero della rivista, in vendita da domani (www.social-shop.it) on line e nel fine settimana nelle parrocchie. “La vita di strada porta con sé sofferenza e l’insorgere di patologie complesse, spesso croniche. L’accesso alle cure sanitarie è garantito quasi sempre dal volontariato, dalle associazioni del terzo settore, da medici volontari. Ci sono però altri dati che fanno riflettere. La povertà sanitaria non è più soltanto una questione che riguarda solo gli invisibili, gli ultimi. Sono sempre di più gli italiani che, giocoforza, sono costretti a rinunciare alle cure”. La copertina è dedicata proprio al tema della “povertà sanitaria”.
“C’è chi sceglie di aspettare i tempi biblici del Sistema sanitario nazionale: esami e visite vengono fissate dopo mesi e mesi di attesa. C’è chi non può permettersi di pagare il ticket, chi non ha soldi per comprare i farmaci di cui ha bisogno. Parliamo, lo dicono i dati che presentiamo all’interno del giornale, di una famiglia su sei. […] Alla luce di tutto ciò, verrebbe spontaneo chiedersi quali benefici negli anni abbia portato la volontà di affidare al privato la gestione della sanità a fronte delle penalizzazioni continue sul sistema pubblico”.
Nel giornale anche una lunga intervista allo storico cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, don Gino Rigoldi e tante altre storie, come quella di Carlo Destefani, il pittore d’insegne che colora le città e quella di Mustapha Jawara, l’arbitro di calcio arrivato in Italia, da minorenne, con un barcone.