“Lo stop al cibo sintetico deciso dal Governo salva 580 miliardi di euro di valore della filiera agroalimentare nazionale, il cibo è la prima ricchezza dell’Italia nonostante le difficoltà legate alla pandemia e alla crisi scatenata dalla guerra in Ucraina”. È quanto emerge dall’indagine della Coldiretti sui danni provocati dalla diffusione degli alimenti sintetici alla filiera agroalimentare Made in Italy diffusa in occasione del Cibus a Parma, con il blitz di centinaia di agricoltori con bandiere. striscioni e cartelli, che, al padiglione 5 stand I004, hanno organizzato la distribuzione di salame, prosciutto, parmigiano e porchetta dopo la decisione dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni su proposta del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida di schierarsi contro latte, bistecche e pesce creati in laboratorio.
“Il Made in Italy a tavola messo a rischio dalla diffusione del cibo sintetico – sottolinea la Coldiretti – vale quasi un quarto del Pil nazionale e, dal campo alla tavola, vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio e 10mila agricoltori in vendita diretta con Campagna Amica”.
“Una rete diffusa lungo tutto il territorio che – spiega l’organizzazione agricola– viene quotidianamente rifornisce i consumatori italiani di prodotti alimentari che nascono da una tradizione green millenaria legata ai territori. L’Italia può infatti contare su 5.450 specialità tradizionali censite dalle Regioni, 320 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 526 vini Doc/Docg e Igt, la leadership nel biologico con circa 86mila aziende agricole biologiche e 25mila agriturismi”.
Un patrimonio messo a rischio dal cibo sintetico, dalle indicazioni allarmistiche sul vino, ma anche dalle etichette con il semaforo ingannevole del Nutriscore che boccia le eccellenze tricolori. “Un sistema fuorviante, discriminatorio e incompleto che – secondo la Coldiretti – finisce paradossalmente per escludere dalla dieta ben l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine con alimenti sani e naturali che, da secoli, sono presenti sulle tavole, per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta”.
“La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, evidenziando l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”.