“Nel riconoscere la valenza positiva dell’effetto-shock creato in un contesto economico duramente provato dalle conseguenze dei provvedimenti anti-Covid, il Cnel ritiene che il principale fattore di criticità su cui dovrebbe concentrarsi l’attenzione del legislatore sia oggi rappresentato dalla eccessiva ampiezza del ventaglio di destinatari delle agevolazioni finanziate con risorse della collettività attraverso lo strumento del credito fiscale. Il superbonus, anche solo per le difficoltà burocratiche connesse alla sua gestione, ha finito per favorire gli interventi sulle abitazioni dei ceti sociali più elevati. Serve una riflessione sull’opportunità di prevedere, in futuro, percentuali differenziate di detraibilità a favore degli immobili di classe energetica bassa per promuovere l’efficientamento; in secondo luogo considerando la situazione patrimoniale del fruitore, in modo da favorire gli immobili più popolari e i redditi più bassi. È apprezzato che sia salita la quota di agevolazioni in aree a reddito più basso, anche se è ancora prevalente la maggiore incidenza della misura e la più alta intensità di fruizione della stessa nel Nord-Est del Paese”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), Tiziano Treu, oggi nell’audizione alla Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli effetti degli incentivi fiscali in materia edilizia.
“Il Cnel – ha aggiunto – inoltre evidenzia come l’intervento modificativo contenuto nel decreto costituisca una troppo brusca soluzione di continuità rispetto a una disciplina già strutturata in una prassi procedimentale che ha richiesto un notevole sforzo adattativo a un gran numero di attori coinvolti (imprese, condomìni, famiglie, proprietari di singole unità immobiliari), i quali, in pochi giorni, hanno improvvisamente perduto gli indispensabili riferimenti normativi ai quali ritenevano di poter ancorare decisioni che impattano su un medio-lungo periodo. E sebbene il decreto abbia previsto il mantenimento delle agevolazioni per coloro che ne avessero conseguito il titolo abilitativo entro il 16 febbraio, la ristrettezza del termine ha avuto comunque il significato di escludere dal beneficio un’ampia platea di potenziali fruitori che avevano dato corso alle complesse e onerose attività preliminari all’avvio dei lavori e alla presentazione formale dei relativi titoli”.
“La crescita del settore delle costruzioni – ha aggiunto il consigliere del Cnel, Claudio Lucifora– ha trascinato la crescita dell’occupazione con oltre 230mila lavoratori, un aspetto da tenere in considerazione. La cessazione improvvisa della misura potrebbe avere effetti significativi sul lavoro in questo comparto così importante per l’economia del Paese”. “Il Cnel auspica che il mancato confronto preventivo con le parti sociali, che pure avrebbe potuto stemperare in anticipo buona parte delle criticità evidenziate, possa ora essere recuperato grazie all’attivazione immediata di un tavolo tecnico per valutare e mettere a punto, in fase di conversione del decreto, quali interventi correttivi paiono utili a migliorare il provvedimento e a contemperarlo con le esigenze di famiglie e imprese”. Il Cnel ha poi sottolineato che “con circa 32 milioni di abitazioni presenti sul territorio nazionale, il 60% delle quali ha più di 45 anni, è indispensabile disegnare una strategia di medio e lungo periodo per individuare misure di sostegno fiscale – soprattutto nei confronti dei soggetti meno capienti finanziariamente – idonee ad assicurare la possibilità di realizzare in modo estensivo gli interventi di adeguamento necessari ad accompagnare la transizione”.