Durante la pandemia le messe in tv sono state “una grande risorsa”, ma ora è bene “recuperare il più in fretta possibile la normalità della vita ecclesiale”. Così mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, ha risposto alle domande dei giornalisti – durante la conferenza stampa di chiusura del Consiglio permanente dei vescovi italiani – sull’invito del card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, a porre fine alle trasmissioni liturgiche via internet, che hanno proliferato durante il Covid. “Le messe in tv sono nate per consentire la preghiera a chi non è in condizioni di andare in chiesa, come i malati, i carcerati, i bambini piccoli o chi deve accudirli”, ha ricordato il segretario generale della Cei: “È stata una grande risorsa durante il Covid, perché ha permesso di rompere la solitudine e di creare comunità, non solo nelle celebrazioni liturgiche, ma anche nella catechesi, consentendo ai bambini di partecipare a tali attività”. “Il problema – ha detto Baturi – è ora recuperare il più in fretta possibile la normalità della vita ecclesiale che non può fare a meno di quella categoria evangelica che si chiama incontro. Gesù incontrava la gente, toccava con le mani il lebbroso, chiedeva acqua da bere alla Samaritana, spalmava il fango sugli occhi del cieco nato. Ognuno di noi deve dare il proprio contributo in termini di partecipazione alla vita ecclesiale”. “La preghiera non è un evento a cui si assiste – ha precisato il segretario della Cei – ma a cui si partecipa nell’integralità della propria persona, che è fatta di gesti, di comunione, di condivisione di un incontro, dell’odore dell’incenso…”. “L’indicazione c’è, ed è stata condivisa da tutti”, ha riferito Baturi a proposito dell’invito di Zuppi: “Verificheremo come ricalibrare le indicazioni nel momento della fine ufficiale della pandemia. È il momento di tornare a pregare insieme”.