San Benedetto: dom Fallica (Montecassino), “per pregare per la pace abbiamo tutti bisogno di vegliare sulla verità del nostro cuore”

(Foto: Roberto Mastronardi)

“San Benedetto ha già vissuto in modo pieno e definitivo quel passaggio che noi in qualche modo assaporiamo e pregustiamo profeticamente ogni volta che celebriamo l’eucaristia: come suggerisce l’Apocalisse, una porta si apre in cielo e cielo e terra comunicano, si incontrano, fanno comunione”. Lo ha detto, oggi, dom Luca Fallica, abate di Montecassino, nel saluto iniziale della celebrazione eucaristica per la solennità per il transito di San Benedetto. Dom Fallica ha ringraziato il card. Leonardo Sandri, vice decano del Collegio cardinalizio, che ha presieduto la messa. Ricordando che il porporato ha servito la Chiesa come prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, l’abate ha evidenziato che queste Chiese “ci sono molto care, sia perché molte di loro vivono momenti di gravi difficoltà e di persecuzione, sia perché allargano il nostro respiro e la nostra comunione, custodendo e offrendoci un patrimonio che ci aiuta davvero a illuminare la nostra esperienza cristiana con quella luce che viene da oriente, come ci ha ricordato san Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Orientale lumen”.
“San Benedetto ha voluto che Montecassino e gli altri monasteri che seguono la sua Regola siano scuole del servizio divino e, quindi, noi monaci siamo grati e pieni di stima per tutti coloro che, con competenza e responsabilità, servono la città dell’uomo”, ha aggiunto ringraziando mons. Gerardo Antonazzo, vescovo di di Sora-Pontecorvo-Aquino-Cassino, che ha concelebrato la messa, e le autorità civili e militari presenti.
Un ringraziamento anche al “popolo fedele di Dio che oggi prega e celebra in questa chiesa, imparando da san Benedetto a non anteporre nulla all’opera di Dio. L’antico ingresso della nostra abbazia reca sopra di sé la grande scritta Pax, anche a ricordare che chi attraversa quella porta entra in un luogo di pace. Sia perché cerchiamo di vivere qui la pace, sia perché vogliamo da questo luogo pregare per la pace”. “Anche l’invocazione per la pace, in questi tempi così tribolati che attraversiamo, vuole oggi nutrire la nostra preghiera e la nostra intercessione. San Benedetto chiede di non dare pace falsa – ha sottolineato dom Fallica –. È uno degli strumenti delle buone opere del capitolo quarto. Non dare pace falsa. E subito prima gli altri strumenti ci richiamano a un impegno personale di conversione: non seguire l’impulso dell’ira; non serbare rancore; non tenere inganno nel cuore. Per pregare per la pace abbiamo tutti bisogno di imparare da san Benedetto a vegliare sulla verità del nostro cuore, prima ancora che sulle nostre labbra e sulle nostre azioni”.

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