È in programma per mercoledì 22 marzo, a Comiso, la presentazione del libro “Liberi di cadere, liberi di volare” (Città Nuova), scritto da Fernando Muraca. Si tratta di un romanzo, tratto da una storia vera, che racconta la vicenda umana di una donna e dei suoi due figli e di un episodio che ha segnato drammaticamente le loro esistenze. Una storia sulle soglie di una prigione tra perdono, riconciliazione, speranza e riscatto.
L’evento, ospitato dalle 19 presso la Sala Paolo VI del Centro pastorale francescano, è organizzato dall’Ufficio per la Cultura della diocesi di Ragusa in collaborazione con gli Uffici diocesani Comunicazioni sociali, Pastorale familiare, Servizio di Pastorale giovanile, Ufficio per l’Insegnamento della religione cattolica. Introdurrà il dialogo con l’autore il vicedirettore dell’Ufficio diocesano per la Cultura, Giuseppe Di Mauro.
Aurora Nicosia, direttrice di Città Nuova, ha presentato con queste parole il romanzo e la sua trama: “Alina, la protagonista della vicenda, ha un figlio in carcere che le ha fatto un torto irreparabile, lo odia ma non riesce strapparselo del tutto e per sempre dal cuore. Tutto sembra risucchiarla all’inferno ma un incontro imprevedibile la aiuta a riconsiderare le cose in una prospettiva diversa fino a prendere decisioni che parevano impossibili. Tutti possiamo essere sorpresi dalla vita e questa narrazione esorcizza le paure perché ci fa capire che c’è sempre una via d’uscita, anche dai peggiori labirinti esistenziali”. “Liberi di cadere, liberi di volare”, ha proseguito Nicosia, “potrebbe essere presentato come un libro sul perdono, ma i personaggi che si alternano a raccontare da diversi punti di vista le stesse cose, sono in realtà come un’unica voce che ci sussurra piano, con pudore, il fondamento della speranza, di cosa essa è fatta, i giacimenti di luce che si possono trovare alle sue radici. Fondamentale, nella vicenda, è la parte che svolge un sacerdote. Il libro interpella anche i genitori, spesso delusi, ingannati, traditi dai figli verso i quali, quindi, hanno chiuso le porte del cuore, quando non anche quelle di casa”.