Finora in Malawi sono state contate 476 vittime e centinaia di feriti e dispersi. Attualmente il numero degli sfollati è di circa 490mila e il governo ha decretato lo stato di emergenza (fonte: Dodma – Department of Disaster Management Affairs. Dati aggiornati al 19 marzo). “Questa la situazione a oggi della popolazione del Malawi, colpita – insieme al Madagascar e al Mozambico – dal ciclone Freddy e dalle conseguenti forti inondazioni che causano distruzione e morte. Questo accade in un momento storico in cui il Paese è già impegnato nella lotta alla grave epidemia di colera causata dalla tempesta tropicale Ana dello scorso anno”. A ricordarlo è Cbm, organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e cura delle disabilità visive e nell’inclusione delle persone con disabilità nei Paesi del Sud del mondo, che in Malawi è presente in una delle zone più colpite, Mulanje. In queste ore Cbm è in contatto con il partner Mulanje Mission Hospital per organizzare la distribuzione di aiuti, ripristinare le strutture idriche e igienico-sanitarie distrutte dal ciclone, per proseguire il lavoro di fornitura dei servizi sanitari e di assistenza primaria dell’ospedale.
Il direttore medico dell’ospedale, Arie Glas, fornisce aggiornamenti dal campo: “Il Malawi sta attraversando un momento molto difficile, il ciclone tropicale Freddy è la tempesta più grande e più lunga della storia. Ha causato forti venti, molta pioggia per diversi giorni e vaste inondazioni: gran parte del distretto è sott’acqua e i danni sono ingenti, soprattutto nelle comunità intorno, dove oltre il 5% di tutte le case è crollato. Ci sono molti danni al bestiame ma anche alla coltura di mais, stimiamo che circa il 75% del raccolto nella nostra zona è stato danneggiato o addirittura perso”. E ancora: “C’è urgente bisogno di fondi per fornire coperte, teli di plastica e cibo, per ripristinare le fonti d’acqua, mantenere in funzione i servizi sanitari e curare i feriti. Ogni anno, a causa del cambiamento climatico, queste tempeste diventano più pesanti e abbiamo bisogno di ricostruire ogni cosa al meglio per prepararci a questi eventi”.
Al centro dell’intervento di Cbm ci sono in particolare le persone con disabilità, esposte maggiormente ai rischi durante le emergenze e i cataclismi naturali: i bambini, le donne e gli uomini con disabilità difficilmente riescono a mettersi al riparo poiché la maggior parte delle strutture di primo soccorso non sono accessibili.
“Avere una disabilità durante una catastrofe naturale significa rischiare maggiormente la vita. Le emergenze poi portano con sé un ulteriore e tremendo effetto: cresce il numero delle persone con disabilità. Al tempo stesso c’è la loro difficoltà e spesso impossibilità ad accedere alla catena degli aiuti umanitari”, dichiara Massimo Maggio, direttore di Cbm Italia, che ha visitato il Mulanje Mission Hospital in una recente missione.