In Iraq, 20 anni dopo l’invasione del Paese guidata dagli Stati Uniti, circa 1,2 milioni di persone sono sfollate interne, con un accesso limitato all’istruzione e all’assistenza sanitaria, e alcuni bambini sono costretti a lavorare per strada per sopravvivere. Questo l’allarme lanciato da Save the Children. Molte persone hanno perso le loro case o temono di tornare nelle loro città d’origine, a causa delle continue tensioni e della presenza sul territorio di ordigni esplosivi, mentre il conflitto e le crisi climatiche come inondazioni, aumento delle temperature, siccità e tempeste di sabbia, hanno distrutto i loro mezzi di sussistenza. Circa il 50% di tutti gli sfollati interni in Iraq si trova nei governatorati di Dohuk e Ninewa e le Nazioni Unite affermano che lo sfollamento prolungato in Iraq non sembra avvicinarsi ad una soluzione: 4,1 milioni di persone hanno ancora bisogno di assistenza umanitaria, circa il 10% della popolazione. Secondo le Nazioni Unite, quasi un terzo dei 42 milioni di iracheni vive in condizioni di povertà. La lenta ripresa economica post-bellica spinge le famiglie a ricorrere al lavoro minorile, poiché sono a corto di opzioni per soddisfare i bisogni di base, compromettendo l’istruzione e i diritti fondamentali dei bambini. I 20 anni di insicurezza e le limitate opportunità economiche hanno avuto un pesante impatto anche sulle donne irachene. Con l’emergere di crisi in altri Paesi della regione, i finanziamenti internazionali per l’assistenza umanitaria in Iraq sono diminuiti e si prevede un ulteriore calo nei prossimi anni. Il Piano di risposta umanitaria per l’Iraq del 2021 ha ricevuto solo il 63% dei 607,2 milioni richiesti e il livello di finanziamento per il Piano di risposta umanitaria del 2022 ha raggiunto a malapena il 67% alla fine di dicembre 2022. “Il mondo si è dimenticato dei bambini iracheni. Abbiamo assistito a un calo dei finanziamenti umanitari in Iraq e temiamo che con lo spostamento dell’attenzione umanitaria su altre crisi, come l’Ucraina e i recenti terremoti in Siria e in Turchia, le famiglie vulnerabili sfollate nel Paese continueranno a soffrire”, ha dichiarato Sarra Ghazi, direttore di Save the Children Iraq. “Le donne e i bambini iracheni hanno dimostrato una notevole capacità di recupero, ma c’è ancora molto da fare perché possano ritrovare un senso di sicurezza e speranza. Gran parte delle infrastrutture del Paese sono ancora danneggiate o distrutte e centinaia di migliaia di bambini hanno bisogno di assistenza per accedere alle cure mediche di base. La coesione e l’inclusione sociale devono essere parti fondamentali del processo di costruzione della pace in Iraq; dobbiamo imparare dal passato e garantire che gli attuali sforzi di ricostruzione siano duraturi e che i bambini e le donne abbiano un ruolo centrale nella ripresa dell’Iraq”, ha concluso.