Un invito alla mobilitazione di cristiani e musulmani a un’assunzione di responsabilità sul tema delle migrazioni dopo l’ultimo naufragio di Crotone è stato diffuso oggi dalla Fondazione internazionale Oasis fondata dall’arcivescovo emerito di Milano (allora Patriarca di Venezia) monsignor Angelo Scola. L’appello è stato firmato da numerose autorità cristiane e musulmane, tra cui Nader Akkad – Imam della Grande Moschea di Roma, copresidente Commissione internazionale mariana musulmano cristiana, mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, Izzedin Elzir, Imam di Firenze, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii, mons. Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia meridionale, Yahya Pallavicini, Imam della Moschea al-Wahid, Milano Coreis, mons. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini. “L’ultimo, tragico, naufragio di una barca di migranti nel Mar Mediterraneo chiama tutti a un’assunzione di responsabilità. Per la sua complessità, il fenomeno migratorio ha bisogno di soluzioni di varia natura, che tengano conto dei fattori politici, sociali, economici e ambientali dei Paesi che vi sono implicati. Ma esso è innanzitutto un fatto umano che interpella la coscienza di ognuno”, si legge nell’appello: “Cristiani e musulmani dovrebbero sentirsi particolarmente toccati da questa realtà. Infatti, la maggior parte degli emigranti che cercano di raggiungere l’Europa sono persone di fede cristiana o musulmana, i territori nei quali transitano hanno una significativa presenza cristiana o musulmana e i luoghi da cui s’imbarcano sono perlopiù Paesi a maggioranza musulmana”. “Negli ultimi anni – osservano i firmatari dell’appello – il dialogo tra cristiani e musulmani è stato comprensibilmente incentrato su temi come la convivenza pacifica, la cittadinanza paritaria e la prevenzione della violenza religiosa, con la pubblicazione di documenti condivisi, prese di posizione e organizzazione di conferenze. Riteniamo che l’emigrazione, con tutte le sofferenze che l’accompagnano, meriti un’attenzione simile. Sono già molte le iniziative messe in campo in questo ambito da singole persone o realtà istituzionali, ma un’azione comune concorrerebbe ad approfondire le ragioni dell’amicizia islamo-cristiana”.
Se “non è compito immediato delle autorità religiose e dei fedeli cristiani e musulmani suggerire soluzioni tecniche alle sfide che l’emigrazione comporta essi possono però intervenire sia a livello umanitario sia a quello culturale, contribuendo al dibattito su questo tema alla luce dei valori custoditi dalle loro tradizioni”, precisano. Per governare le migrazioni, osservano, “occorre agire a ogni livello, a monte e a valle contemporaneamente: operare per cercare di rimuovere le cause che la generano, limitandone in questo modo la portata, e allo stesso tempo prevedere percorsi sicuri e forme adeguate di accoglienza e integrazione per le persone che decidono di lasciare il proprio Paese”. “Cristiani e musulmani – sottolineano – sono chiamati a dare il proprio contributo in ognuno di questi ambiti, impegnandosi contro le ingiustizie e l’oppressione che sono spesso alla base della decisione di partire, contrastando le chiusure nazionalistiche ed egoistiche che impediscono l’accoglienza e condannando l’azione senza scrupoli di trafficanti di uomini e scafisti che si arricchiscono sulla pelle dei migranti”. L’invito a una mobilitazione islamo-cristiana intorno a tali questioni, precisano, “non intende in alcun modo escludere o negare l’apporto di persone di altre tradizioni religiose e altre convinzioni, ma punta a fare in modo che un patrimonio spirituale e morale in parte condiviso tra cristiani e musulmani sia messo a servizio della vita buona di tutti”.