“Spendere altri 11 miliardi di sterline (12,5 miliardi di euro) nei prossimi cinque anni, per il settore della difesa, mentre milioni di persone devono affrontare la carestia nell’Africa orientale è imperdonabile”. Con queste parole Neil Thorns, portavoce di Cafod, l’agenzia per gli aiuti al Terzo mondo della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, ha criticato duramente l’ultima finanziaria britannica, presentata questa settimana, in parlamento, dal Cancelliere dello Scacchiere, il ministro delle Finanze e del Tesoro Jeremy Hunt. Il nuovo budget, che prevede incentivi fiscali per incoraggiare i pensionati a tornare al lavoro e anche per le aziende, aumenta, in modo significativo, i finanziamenti per l’esercito che raggiungono, così, quasi il 2,25% del Prodotto interno lordo. Sono stati tagliati del 21%, invece, tra il 2020 e il 2021, gli aiuti al Terzo mondo quando, per la prima volta, il Regno Unito non ha raggiunto l’obiettivo dello 0,7% del Pil fissato dalle Nazioni Unite. Anche “Christian Aid”, la charity cristiana ecumenica per i Paesi in via di sviluppo ha criticato la nuova finanziaria, dicendo che “gli aiuti al Terzo mondo sono finiti ad altri ministeri e il budget ha perso di vista l’obiettivo di combattere la povertà e le sue cause”. Le dichiarazioni fanno seguito a una lettera al governo, scritta da tredici parlamentari vicino a Cafod, nella quale si chiede al governo britannico di intervenire in Africa orientale.