“Siamo profondamente preoccupati per il disegno di legge sull’immigrazione, presentato dal governo britannico, che, non solo negherà alle persone che sfuggono alla guerra e alla persecuzione il diritto di rifugiarsi nel Regno Unito e di chiedere asilo, ma le punirà, usando come criterio il modo in cui sono arrivati qui anziché il loro bisogno di protezione”. Con queste parole “Caritas Social Action Network”, l’organizzazione britannica che raccoglie tutte le più importanti charities del settore sociale, ha criticato la legislazione, introdotta qualche giorno fa dal ministro dell’interno Suella Braverman, che abolisce, di fatto, il diritto d’asilo sul suolo britannico per chi arriva dal mare, in modo irregolare, rispedendo le persone in Ruanda. Nel suo comunicato la Caritas britannica ricorda anche che “la nuova legislazione viola la Convenzione sui rifugiati delle Nazioni Unite, firmata anche dal Regno Unito, lasciando migliaia di uomini, donne e bambini in un limbo, in prigione e senza accesso a un’udienza giusta”. Secondo la Caritas la nuova legislazione sulla migrazione “danneggia le antiche tradizioni umanitarie del Regno Unito e ignora i dati del ministero dell’Interno secondo i quali la maggior parte delle persone che attraversano la Manica stanno scappando dalla tortura e dai conflitti in Paesi come l’Afghanistan, l’Iran e la Siria”. Sempre la Caritas ricorda che “Paesi più poveri del Regno Unito si trovano ad accogliere da soli la maggior parte dei rifugiati”.