“È giunto il momento che la Serbia affronti l’eredità del passato, protegga la libertà dei media e la libertà di riunione e adempia i suoi impegni in materia di diritti delle donne e uguaglianza di genere”, ha affermato oggi Dunja Mijatović, Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, al termine di una visita nel Paese balcanico dal 13 al 17 marzo. Il commissario rileva il congelamento di casi pendenti di persone scomparse nella regione, affermando che “c’è bisogno di un rinnovato impegno da parte dei leader politici, anche in Serbia, per stabilire il destino delle persone scomparse, aprendo anche archivi di polizia e militari che possono contenere informazioni importanti sulle persone scomparse”. E aggiunge: “le famiglie e i parenti di coloro che rimangono dispersi stanno soffrendo tremendo dolore e incertezza, e hanno diritto a riparazioni e assistenza adeguate, ma soprattutto a conoscere la verità sui loro cari”. Pur prendendo atto di alcuni passi positivi compiuti dalle autorità serbe per affrontare l’impunità per gravi violazioni dei diritti umani commesse durante i conflitti degli anni ’90, tra cui una nuova strategia per i crimini di guerra e il rafforzamento della capacità dell’ufficio del procuratore per crimini di guerra, il commissario è preoccupato per i lenti progressi segnalati in questo settore. Tra i problemi la mancata estradizione di criminali di guerra. Un altro problema è la tolleranza delle autorità nei confronti dei murales in onore dei criminali di guerra, di cui ci sono oltre 300 segnalazioni in tutta Serbia. Una questione di grave preoccupazione rimane anche la sicurezza dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani, anche se è in atto l’impegno a garantire il rispetto della libertà di espressione. Si ricordano i casi di giornalisti assassinati come Slavko Curuvija, ancora irrisolti. Inoltre il Commissario esorta le autorità a creare un ambiente sicuro e favorevole per il lavoro dei media e della società civile.