San Patrizio “ci sfida ad ascoltare il grido dei poveri, il calvario del migrante, la solitudine degli sfollati a causa della guerra e della violenza”. Lo scrive l’arcivescovo irlandese Eamon Martin in un messaggio agli irlandesi “in patria e nel mondo”, alla vigilia della tradizionale festa di San Patrizio, patrono dell’Irlanda (17 marzo). L’esperienza di quest’uomo, vissuto XVI secoli fa, “accresce la consapevolezza dell’ingiustizia della tratta di esseri umani che continua in modo scioccante qui in Irlanda, nord e sud, nel 2023”, scrive ancora l’arcivescovo che invita a rintracciare il legame con il santo, aprendo “i nostri cuori e le nostre menti a coloro che sono lottando per sopravvivere a tale crudeltà e sfruttamento nel mondo di oggi”. Infatti, nella storia personale del patrono dell’Irlanda c’è stata l’esperienza della schiavitù, vissuta quando era ragazzo, esperienza che ha “trasformato e modellato tutta la sua vita e le sue relazioni con Dio e con gli altri: nella sua schiavitù e isolamento ha scoperto attraverso la preghiera una calda e personale amicizia con Dio che ha voluto istintivamente comunicare a tutti quelli che incontrava”, spiega mons. Martin. Per accendere una luce su questo scandalo, nella cattedrale di San Patrizio ad Armagh, è arrivata una replica bronzea della scultura “Let the oppressed go free” (Liberate gli oppressi) di Tim Schmalz. “Accanto a Santa Giuseppina Bakhita, forse San Patrizio può essere visto come un patrono per coloro che nel nostro mondo oggi sono vittime della tratta di esseri umani”, il commento dell’arcivescovo.