(da Ferrara) “È un progetto importante. Abbiamo visto nei libri di testo errori, storture, anche immagini fuorvianti. Spesso i messaggi vengono veicolati non solo con le parole ma anche con le immagini. Queste schede sono indirizzate agli editori. Si sono concentrate su alcuni punti specifici ed hanno lo scopo di cercare di evitare gli errori”. È il Rav Ariel Di Porto a presentare, insieme a Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio Cei per l’educazione, la scuola e l’università, le “16 schede” redatte dalla Conferenza episcopale italiana e dall’Unione delle Comunità ebraiche in Italia “per conoscere meglio l’ebraismo”. Parlando a margine dell’evento di Ferrara, il rabbino evidenzia al Sir come “da parte della Chiesa cattolica, c’è molta attenzione al mondo ebraico e a mostrare per esempio che Gesù era ebreo”.
“Speriamo che questo lavoro possa essere accolto con interesse e portare dei frutti”, aggiunge. “Credo che anche lo Stato debba guardare a questo progetto con attenzione perché nei programmi di scuola si parla ancora troppo poco degli ebrei. Li troviamo nei ghetti e subito dopo nella Shoah. E invece si tratta di una presenza viva, lunga e radicata all’interno anche della nostra nazione. È una presenza di almeno 22 secoli. Una voce importante in Italia e in Europa”. “La scuola – dice il rabbino – è fondamentale perché sempre di più ha il compito di formare le nuove generazioni alla convivenza in un mondo sempre più indirizzato verso Internet e i social, e dove il momento dell’incontro è sempre più raro”. In molti oggi a Ferrara hanno parlato dei rigurgiti di antisemitismo che si registrano nei cori degli stadi, nelle scritte ingiuriose sui muri delle città, sui social. “La scuola – incalza il rabbino – è il contesto privilegiato per fornire una informazione corretta e combattere l’antisemitismo ma se l’errore e il pregiudizio viaggiano sui libri di testo, allora è chiaro che abbiamo un problema”.