“La violenza nei luoghi di ‘attrito’ tra ebrei e palestinesi è più presente che mai. Questa violenza aumenterà e forse raggiungerà livelli che non si vedevano da anni, soprattutto in Cisgiordania e nelle città miste all’interno di Israele. Riteniamo che il nostro ruolo sia quello di prepararci a questi eventi con l’obiettivo di mitigarli il più possibile”. È quanto scrive Roi Silberberg, direttore della Scuola per la pace di Wahat al-Salam – Neve Shalom in merito all’attuale situazione in Israele e Palestina dove si susseguono a ritmo serrato “scontri e attacchi in diversi luoghi come il villaggio di Huwara, in Cisgiordania (vicino a Nablus), avvenuti senza che le forze di sicurezza israeliane abbiano tentato di impedirli”. All’interno di Israele, inoltre, sono sempre più vive le proteste popolari contro la riforma del sistema giudiziario che il governo di destra guidato da Benjamin Netanyahu vuole varare. Questa riforma, secondo Silberberg, “è fonte di tensioni sociali che si avvertono ovunque. All’interno della società ebraica, ci sono diversi gruppi minoritari, come gli ebrei etiopi e mizrahi, che sperano che questa riforma possa migliorare la situazione. È chiaro, invece, – aggiunge il direttore della Scuola per la pace – che questi gruppi e gli stessi palestinesi, insieme ad altri gruppi emarginati, sarebbero i primi a soffrire di queste nuove leggi e di altre azioni che questo governo è pronto a intraprendere”. Quanto sta accadendo, rimarca Silberberg dalle pagine social della scuola, “ci pone di fronte una realtà buia, in cui sempre meno persone credono nella possibilità di un cambiamento positivo, e molti considerano addirittura ingenue queste speranze”. “Scoraggiante”, conclude, è “l’assenza di importanti istituzioni, anche da parte statale, impegnate per la pace. Come Scuola per la pace di Wahat al-Salam – Neve Shalom restiamo saldi in mezzo a questa situazione, insistendo sull’essere una ‘casa’ politica per i nostri diplomati e offrendo un modello di partnership e uguaglianza”.
Wahat al-Salam – Neve Shalom è un villaggio cooperativo di ebrei e arabi palestinesi (musulmani e cristiani), tutti cittadini di Israele. Il nome del villaggio è stato scelto dal suo fondatore, il padre domenicano Bruno Hussar, ebreo di origine, cittadino di Israele, nel 1966. Fondato nel 1970 su un terreno di 20 ettari preso in affitto dal vicino monastero di Latroun, esso si trova ad uguale distanza (30 km) da Gerusalemme, da Tel Aviv e dalla cittá palestinese di Ramallah. Il villaggio comprende oggi circa 70 famiglie. Si tratta di una comunità sociale, culturale, e politica, fondata sulla reciproca accettazione, il rispetto e la cooperazione durante la vita di tutti i giorni – rimanendo, ogni persona, fedele alla propria identità nazionale, culturale e religiosa. Ogni famiglia vive nella propria casa, educando i propri figli secondo i propri costumi e le proprie credenze. La Scuola per la pace (Sfp) fu fondata nel 1979. Tramite una varietà di corsi e seminari diretti a molteplici strati sociali delle popolazioni ebraica e palestinese, la Scuola per la pace opera per accrescere la consapevolezza della complessità del conflitto e migliorare – con l’esclusivo ricorso a metodi educativi – la comprensione reciproca tra palestinesi ed ebrei. I giovani che vi hanno studiato ad oggi sono oltre 40 mila, cui si aggiungono circa 3 mila adulti che hanno ricevuto un tirocinio pratico nel campo della gestione delle situazioni conflittuali.