Stamattina a Roma, nella sede del Senato del Chiostro di Santa Maria sopra la Minerva, è stata presentata la Relazione conclusiva della Commissione bicamerale antimafia sul gioco d’azzardo, durante il convegno “Mafie e gioco d’azzardo. Misure di contrasto alla criminalità organizzata e proposte per l’offerta pubblica legale”. Il sociologo Maurizio Fiasco ha illustrato la relazione tra territori, azzardo e mafie. Fiasco, innanzitutto, ha posto l’attenzione sull’incremento esponenziale della raccolta di puntate ai vari giochi autorizzati osservato negli anni compresi dal 2006 al 2010, passando da 35,42 miliardi di euro a 61,43 miliardi di euro, e l’ulteriore balzo da 79,90 miliardi di euro nel 2011 a 110,80 miliardi di euro registrati nel 2021.
Davanti a volumi di tale portata e con progressivo, esponenziale incremento negli anni, ha affermato Fiasco, “va osservata la distribuzione delle quote trattenute sia nella forma di ricavi erariali sia in quanto margini per la cosiddetta filiera delle imprese private (dalla società concessionaria al distributore nel territorio fisico e attraverso i canali digitali). Il peso relativo di entrambi i margini tende progressivamente a diminuire, passando da un valore percentuale di 34,67 punti (anno 2006) a quello di 13,89 nel 2021 (anno ancora segnato dalle restrizioni sanitarie) passando per quello del 2019 (17,73)”. L’esperto ha aggiunto: “L’andamento di lungo periodo mostra come le quantità assolute di ricavi erariali e di margini privati (restando all’anno non alterato, ovvero il 2019) si incrementano in misura modesta nei primi dieci anni considerati (dai 12,22 miliardi del 2006 ai 16,72 del 2015), raggiungono il picco nel 2016 (19,05 miliardi di euro) e quindi conoscono un decremento nel triennio che precede la pandemia (19,48 miliardi) e una netta caduta nel biennio 2020-2021”. Questo comporta che per avere alti ricavi “bisogna aumentare la platea dei giocatori”.
Fiasco ha ricordato anche che “negli ultimi venti anni la distribuzione del gioco d’azzardo in concessione statale è divenuta capillare, fino a ricomprendere nel 2017 circa 238.000 punti di vendita distribuiti sull’intero territorio nazionale con riguardo al complesso delle tipologie cui si accede da un luogo fisico, ‘generalista’ – come, ad esempio, un bar – o specializzato (sala polifunzionale di slot machine, Vlt, raccolta di scommesse, bingo ed altro)”.
A consuntivo del biennio della pandemia (2020-21), l’insieme degli apparecchi automatici “a moneta metallica” si è poi “attestato a circa 254.000 unità distribuiti in 51.837 locali. Di segno opposto è la tendenza sulla diffusione nel tempo delle Vlt. Questi apparecchi di gioco hanno conosciuto un continuo incremento fino all’anno 2019 in cui sono state sfiorate le 58mila unità, per poi attestarsi a livelli di poco inferiori nel 2021 (55.756 unità) con circa 300 locali in meno di quelli in funzione prima del lockdown”.