“Nell’ambito del gioco d’azzardo online, merita uno specifico approfondimento il fenomeno del cosiddetto betting exchange, una nicchia di mercato dalle dimensioni non trascurabili”. Lo ha evidenziato, stamattina, il sociologo Maurizio Fiasco, intervenendo a Roma, al Senato, alla presentazione della Relazione conclusiva della Commissione bicamerale antimafia sul gioco d’azzardo, durante il convegno “Mafie e gioco d’azzardo. Misure di contrasto alla criminalità organizzata e proposte per l’offerta pubblica legale”. “Si tratta di un segmento dell’azzardo online che registra 2 miliardi e 225,5 milioni di euro di somme ‘vinte’ dagli scommettitori, mentre è quasi del tutto insignificante l’introio incassato dall’Erario, atteso che, per effetto di una aliquota irrisoria inferiore all’1 ‰ dei movimenti (0,97 ‰ nell’anno 2020, poi ridotta a 0,90 ‰ nell’anno 2021), ma che presenta profili statistici (e interrogativi) importanti”, ha spiegato l’esperto, ricordando che, secondo la definizione dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, “il betting exchange, letteralmente ‘borsa delle scommesse’, è una modalità di scommessa a quota fissa sportiva dove i giocatori possono rivestire il ruolo di scommettitore o di banco e il concessionario agisce come intermediario, limitandosi a mettere in contatto, attraverso la piattaforma e in maniera anonima, i singoli scommettitori”.
“Caratteristiche salienti di questa tipologia di gioco sono – ha precisato Fiasco – la bassissima aliquota di tassazione e la possibilità di effettuare uno scambio di scommesse tra privati residenti all’estero e privati residenti in Italia. Infatti, più di un terzo delle puntate di denaro risulta avere una controparte estera (36,3 % nel 2021)”. Appare dunque “necessario poter escludere che, ad esempio attraverso una scommessa fittizia dall’esito concordato, si possano mascherare dazioni di denaro o trasferimenti all’estero di somme, per pagamenti di operazioni illecite o a scopo di riciclaggio. Sarebbe importante che la gestione fosse diretta, da parte dello Stato, o quantomeno che vi fosse la presenza di un concessionario intermediario tra gli scommettitori, che accerti l’identità degli stessi e la regolarità e liceità delle operazioni. In caso contrario, risulterebbe violata la generale e fondamentale previsione della riserva statale e compromessa la finalità di interesse pubblico”.
A completamento del quadro, in base ai dati disponibili, il sociologo ha segnalato che “nella distribuzione territoriale della propensione alle scommesse tra privati, risalta la notevole differenza da regione a regione. Considerando il valore medio pro-capite nazionale registrato nell’anno 2021 (pari a 23,43 euro) il dato della Campania è di quasi il 60 % superiore, mentre si pongono al di sopra di almeno 30 punti percentuali anche Lazio, Marche e Basilicata”, mentre è “decisamente più bassa la propensione nei territori del Nord Ovest e del Nord Est della Penisola”. Inoltre, “la prevalenza schiacciante della scelta degli scommettitori esteri di concentrare le somme sul betting exchange attesta la bassa soglia di accesso e un interesse che non si riscontra in alcuna altra modalità accessibile da fuori dei confini dello Stato italiano”.